L’iter tecnico in Campidoglio sullo stadio dell’As Roma sta andando regolarmente avanti, tanto che subito “dopo l’estate” gli uffici concluderanno l’esame delle controdeduzioni e saranno pronti con la proposta di variante urbanistica da portare in Assemblea Capitolina. Il vero ostacolo resta la prudenza della parte politica – in primis dei consiglieri M5S – a procedere con qualsiasi atto prima di essersi assicurati che le indagini sul “sistema Parnasi” non portino a ulteriori colpi di scena.

Ieri pomeriggio, il direttore generale Franco Giampaoletti ha incontrato a Palazzo Senatorio il suo omologo giallorosso, Mauro Baldissoni, e il nuovo amministratore delegato di Eurnova, Giovanni Naccarato, alla presenza dell’assessore all’Urbanistica, Luca Montuori. Un “incontro tecnico” che del Campidoglio descrivono “necessario per riprendere il dialogo vista l’assenza prolungata di un interlocutore certo”, dopo gli arresti del 13 giugno  di Luca Parnasi e di buona parte dei vertici di Eurnova. Ai proponenti, il dirigente capitolino ha ribadito che in realtà l’iter non si è mai fermato – nei giorni precedenti agli arresti erano arrivate le prime 37 osservazioni da parte di comitati e associazioni – e che la due diligence interna sulla correttezza degli atti vi è andata di pari passo. È stato lo stesso proucratore aggiunto Paolo Ielo, nel giorno degli arresti, a spiegare alla stampa come “l’As Roma non c’entra niente con l’inchiesta” e che “gli atti sullo stadio non sono oggetto di indagine”. Insomma: seppure qualcuno possa aver commesso degli illeciti al fine di raggiungere determinati obiettivi, non è detto che questo abbia inficiato la regolarità di quanto prodotto da almeno un anno e mezzo di lavoro.

Quindi, “non è successo niente”? Non proprio, perché dai consiglieri di maggioranza trapela ancora tanta cautela sull’argomento. Già nelle ore successive agli arresti, il consigliere M5s Pietro Calabrese aveva affermato come fosse “venuto meno il rapporto di fiducia con Parnasi”. Ma anche ora che il costruttore non è più a capo della sua Eurnova, di dubbi ce ne sono diversi. Intanto la rimozione del vincolo sulla tribuna di La Fuente, per la quale è indagato il Soprintendente Francesco Prosperetti; quindi, la necessità (o meno) del ponte sul Tevere, senza il quale gli stessi indagati – nelle intercettazioni – parlavano di “grande caos”; infine, l’indagine sul funzionario Daniele Leoni, che ha prodotto documenti in conferenza dei servizi in favore dell’ok al progetto. Soprattutto, la grande paura dei consiglieri è che l’indagine possa allargarsi e produrre – chissà – una seconda ondata di indagati, come avvenne nel 2015 per “mafia capitale”, magari prendendo spunto dalle testimonianze degli indagati che si stanno alternando in Procura. Solo pochi giorni fa, al termine di uno di questi interrogatori, proprio Parnasi ha ottenuto gli arresti domiciliari. 

Sul tema dunque, al momento esiste una certa distanza fra la Giunta – con Giampaoletti che ha pieni poteri – e il gruppo consiliare. Sta di fatto che i proponenti stanno facendo di tutto per non far ritardare l’iter. L’As Roma ha mantenuto intatto il proprio piano d’investimento e non prevede di posticiparne le partite economiche. Ed Eurnova, rinnovati i vertici, sta cercando un acquirente per il terreno su cui sorgerà lo stadio. È notizia delle scorse settimane che Dea Capital sgr, con la quale Parnasi stava trattando, ha deciso di sfilarsi in favore del colosso americano Starwood Capital Group, già socio al 34% del club giallorosso. Se l’affare dovesse andare in porto, sarebbe il club giallorosso l’unico referente per la parte pubblica. A meno che da Piazzale Clodio non arrivino nuovi colpi di scena.

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