Si consuma sul decreto Dignità un altro episodio dello scontro tra governoConfindustria. Dopo le polemiche legate al divieto di pubblicità per il gioco d’azzardo, oggi è l’audizione alla Camera del direttore generale di viale dell’Astronomia a scatenare scambi di accuse tra l’associazione degli imprenditori e il ministro Luigi Di Maio. Le critiche al decreto contenute nella relazione, illustrata dalla dg Marcella Panucci, sono durissime: “Così si disincentivano gli investimenti e si limita la crescita”. E il ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro risponde che Confindustria “fa terrorismo psicologico”. Poi durante la sua audizione, specificando che il dl “non provocherà un turnover tra i contratti a tempo determinato”, il vice-premier ha spiegato che se il Parlamento interverrà sul testo per migliorarlo “a noi fa solo piacere” perché “c’è ancora molto da fare su gioco d’azzardo, delocalizzazione selvaggia, precariato, burocrazia”.
Solo in serata è arrivato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte il tentativo di placare gli animi. “Confindustria – ha detto Conte – fa la sua parte, ma secondo me fraintende. Leggendo con attenzione il decreto dignità non hanno nulla da temere. Non abbiamo abolito la possibilità di stipulare i contratti a tempo determinato, quindi se si dovessero usare toni allarmistici sarebbe assolutamente improprio. Confindustria – dice ancora il premier – deve chiederci, in sede di conversione, qualche incentivo perché il contratto a tempo determinato possa trasformarsi a tempo indeterminato e già ci abbiamo pensato”.

LA RELAZIONE – “Pur perseguendo obiettivi condivisibili“, aveva spiegato Panucci, il decreto-legge rende “più incerto e imprevedibile il quadro delle regole” per le imprese “disincentivando gli investimenti e limitando la crescita”. Secondo Confindustria, bisognerebbe “evitare brusche retromarce sui processi di riforma avviati” e andrebbero approvati “alcuni correttivi“, che intervengano sulle causali per i contratti a termine e sulle norme ora “punitive e poco chiare” sulle delocalizzazioni.

“POTENZIALI EFFETTI NEGATIVI” – “Il provvedimento – si legge ancora nella relazione – rende più difficoltoso il ricorso ai contratti a termine e alla somministrazione”. E, sul punto del ritorno alle causali, secondo Panucci le imprese vengono esposte “all’imprevedibilità di un’eventuale contenzioso” e così si finisce “nei fatti per limitare a 12 mesi la durata ordinaria del contratto a tempo determinato, generando potenziali effetti negativi sull’occupazione oltre quelli stimati nella Relazione tecnica al decreto”.

LA RISPOSTA – Di Maio ha replicato tramite Facebook: “Confindustria oggi dice che con il decreto Dignità ci saranno meno posti di lavoro. Sono gli stessi che gridavano alla catastrofe se avesse vinto il no al Referendum, poi sappiamo come è finita – attacca il ministro – Sappiamo come finirà anche in questo caso. Non possiamo più fidarci di chi cerca di fare terrorismo psicologico per impedirci di cambiare“.

“DALLA PARTE DEI CITTADINI” – Secondo il vice-premier, invece, il decreto “combatte il precariato per permettere agli italiani, soprattutto ai più giovani, di iniziare a programmare un futuro. Cioè permette di creare quelle condizioni che sono la base per fare impresa, per rilanciare i consumi e per creare un circolo virtuoso”. Che, secondo il vice-premier, verrebbe innescato “dopo anni di precariato” e “di leggi che hanno massacrato i lavoratori. “Sono convinto che gli effetti del decreto Dignità porteranno anche Confindustria a questa conclusione – conclude – Siamo dalla parte dei cittadini, e non faremo nessun passo indietro”.

GLI ATTACCHI DEGLI INDUSTRALI – Le critiche di Confindustria erano iniziate lo scorso 27 giugno, quando il presidente Vincenzo Boccia aveva parla di un decreto dalla “forma bella” ma “la sostanza non la vediamo” attaccando le causali che sono “elementi formali che non porteranno alcuna positività”. Lo stesso numero uno degli industriali, martedì scorso, era tornato a ribadire durante un faccia a faccia con Di Maio a Bersaglio Mobile“Condividiamo i fini, non le modalità. Ridurre la durata massima dei contratti a termine potrebbe favorire il turnover delle persone”. Il 3 luglio, invece, Confindustria aveva parlato del dl come del “primo segnale negativo per le imprese” da diverso tempo. Il numero uno del Veneto, Matteo Zoppas, paventava addirittura “la chiusura delle aziende”, mentre la Confindustria nazionale parlava di rischio per la vocazione manifatturiera dell’industria italiana che rischia di essere disincentivata e lamentava anche “l’interminabile corsa elettorale” che dividerebbe il mondo del lavoro e penalizzerebbe le imprese.

LE PAROLE DI DI MAIO SULLE RELAZIONI TECNICHE INPS – In allegato al decreto Dignità ci sono “due relazioni tecniche, una il 5 luglio e l’altra dell’11 alle 20″, inviata dall’Inps, “che abbiamo letto la mattina successiva, nel giorno in cui il presidente della Repubblica firmava il decreto”. Così Di Maio in audizione davanti alle commissioni Finanze e Lavoro della Camera. Il 5 luglio –  in realtà il giorno è il 6 – l’ufficio legislativo del ministero riceve dall’Inps la stima che contiene l’ormai famigerato dato di 8,0 lavoratori interessati, in migliaia. Ma il dato non è accompagnato da alcun segno, né dal peso sui conti dello Stato. “Nella prima relazione viene individuata una previsione – dice ancora Di Maio – ma non ci parlano degli impatti finanziari di disoccupazione, tanto è vero che non prevedono oneri per la Naspi (l’indennità di disoccupazione, ndr). La seconda, che non abbiamo chiesto noi del ministero del Lavoro, c’era scritto invece che per oneri finanziari si prevede la Naspi. Ma quella previsione non considerava la congiuntura economica e gli investimenti economici”. E’ qui, secondo il ministro, che si annida la manina e da qui nasce la lunga querelle con il presidente dell’Inps Boeri. Perché quando il ministero riceve la stima, il tempo è ormai scaduto: la mattina successiva il decreto sarà nelle mani di Mattarella. E qui il vicepremier ammette che anche se “la previsione per noi non sta né in cielo né in terra”, “nella fase di conversione del decreto – prosegue Di Maio – quelle decine di milioni di euro di Naspi che dobbiamo recuperare” potrebbero essere destinati a “incentivare” un aumento “dei contratti a tempo indeterminato”.

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