Due foto emblematiche raccontano questo mondiale meglio di tutte le nostre parole. La più imprevedibile mostra lo spogliatoio del Giappone, vuoto e lindo come fosse nuovo. I calciatori nipponici, sconfitti sul filo di lana dai belgi, hanno messo in ordine e pulito tutto. Prima di andarsene hanno lasciato un cartellino sopra il pianale del mobiletto che sta al centro della sala. Si legge, in caratteri cirillici stampatello, “spasibo” (va pronunciato “spasiba”). Cioè “grazie”.

L’altra foto è ormai virale. Unisce mito, classicità e attualità. Sei giovani ballerine del Bolshoj stanno attorno, in pose aggraziate, davanti ad un telefonino in carica, appoggiato per terra durante Spagna-Russia. Assistono ai rigori finali della partita e palpitano per le parate di Igor Akinfeev che in passato aveva rimediato papere clamorose ma il primo luglio si è scoperto emulo di Yashin. Sembra un quadro di Degas. La foto è di Bruna Cantanhede Gaglianone, ballerina brasiliana che fa parte del corpo di ballo del Bolshoi Ballett (88 ragazze).

La febbre per l’imprevisto successo della Russia ha contagiato tutti, a cominciare da Putin che ha sentenziato, rivolgendosi al ct della nazionale Cherchesov: “L’importante nello sport è il risultato”, mica come si gioca, altro che basta partecipare, lo sosteneva quell’aristocratico De Coubertin e si è capito fin dalla prima Olimpiade che era una balla per gli ingenui. Molti russi hanno scritto su Internet che Putin ha voluto fare il furbo, disertando la partita: si è affidato al parere di consigliori che avevano previsto una larga vittoria delle Furie Rosse e lui ha voluto evitare di assistere all’inevitabile sconfitta, per poi magari essere ricordato come un portasfiga. Gli è andata male (fino a un certo punto: la Russia che vince è propaganda cascata dal cielo…). Ci sarà a Russia-Croazia? La logica vorrebbe che se ne restasse anche stavolta al Cremlino e delegasse, come il primo luglio, il suo alter ego Dmitri Medvedev.

Più scaltro, Sergej Sobyanin. Il sindaco di Mosca ha inaugurato in nome della vittoria russa al Mondiale il nuovo ponte Krylatsky, tre larghe corsie per direzione e ampi marciapiedi per i pedoni. La nuova opera supera la Moscova e mette in comunicazione la tangenziale nord occidentale dal grande viale del Maresciallo Zhukov alla superstrada Rublevsky. Non è mancato il rito che si celebra in simili occasioni e che Putin ha reso celebre con l’inaugurazione del lungo ponte in Crimea: al volante cioè del primo Scania di una lunga colonna di autocarri e macchine per il movimento terra, come se fosse lui a guidare la nazionale.

Le agenzie di stampa russe, intanto, ci aggiornano sullo tsunami dell’entusiasmo collettivo per aver battuto la Spagna. Foto di ragazze nude che corrono nella taiga. Bagni nelle acque gelide siberiane o in quelle fredde della Neva che bagna San Pietroburgo. L’elenco delle scommesse è lunghissimo e tutti le onorano con gioia. Sui siti più cliccati ci sono le foto del rapper T-Killah che si è tatuato in viso le parole Rossiya e Igor (il portierone). Alexander Sofronov, popolare speaker di Sport FM, si è travestito da donna e così è andato in redazione. La strabella indossatrice Natalya Vodjanova darà – ma lo farà poi per davvero? – un milione di rubli (al cambio attuale poco meno di 13mila euro) per incentivare la paratica del calcio a livello giovanile e ballare la Kalinka – il coro dell’Armata Rossa – prima della finalissima.

Come in ogni Mondiale di calcio che si rispetti, c’è poi sempre un animale che sa leggere il futuro ed anticipa i risultati. In Russia furoreggia Gatto Achille, il micione sordo dell’Ermitage di San Pietroburgo (oggi si gioca nell’Arena locale Svezia-Svizzera). Come fa il miaolastro bianco a stabilire chi vince e chi perde? Semplice. Gli mettono davanti due ciotoline con i croccantini, ognuna con la bandierina di una delle squadre che si devono affrontare. Stamani, per esempio, Gatto Achille si è fiondato sulla ciotolina con la bandierina rossocrociata, sbagliando il felinopronostico visto che gli svizzeri sono stati battuti dai coriacei svedesi, in uno stadio zeppo di tifosi che sembrava essere a Stoccolma.

In precedenza, Gatto Achille ha azzeccato i risultati di quattro partite su cinque: Russia-Arabia Saudita; Iran-Marocco; Russia-Egitto; Brasile-Costarica. Ha sbagliato solo Argentina-Nigeria: ma evidentemente il suo straordinario fiuto aveva capito che l’Albiceleste non era all’altezza della sua fama. Le prestazioni di Gatto Achille non sono fini a loro stesse: sono parte di un più ampio progetto dedicato alla “Repubblica dei gatti”, ma come sempre ci sono i soliti furbi che approfittano del buon cuore della gente e fregano quattrini nei social network fingendo di raccogliere fondi per l’alimentazione degli animali e diffondendo previsioni sull’esito delle partite che Gatto Achille non ha mai fatto. Sinora, ci sono cascati in 3500. La raccolta delle “donazioni”, assicurano i responsabili dei social network russi, è stata interrotta. Quanto a Svezia-Svizzera, si temeva il boicottaggio di Stoccolma, invece, alla fine, sarà presente una delegazione governativa svedese, insieme al vicepresidente elvetico Uli Maurer.

In attesa della palpitante sfida russa coi croati per accedere alla semifinale (succedesse, sarebbe tripudio epocale), scopriamo – sempre grazie ai rapporti dell’istituto di sondaggi VTsIOM – che il 31 per cento dei giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni vorrebbe trasferirsi e vivere all’estero. Succede anche lì, caro fidanzato della Isoardi… Nel periodo 2014-2017 la percentuale variava tra il 21 e il 26 per cento, rispetto allo scorso anno è aumentata del 6 per cento. Un quinto di loro ha già viaggiato oltre frontiera negli ultimi due-tre anni. Il desiderio di emigrare cala bruscamente con l’aumento dell’età: soltanto il 10 per cento di tutti gli intervistati ha espresso il desiderio di lasciare la Russia, un indicatore rimasto abbastanza stabile negli ultimi sette anni. Ma qual è il Paese preferito da chi vorrebbe trasferirsi? Il 16 per cento ha indicato la Germania, come prima scelta. Il 7 per cento andrebbe negli Stati Uniti, il 6% in Spagna, il 5% in Canada e il 4 per cento in Italia. Un altro 4 per cento ha indicato genericamente l’Europa, però non ha ancora le idee chiare. E’ una fuga “dall’orribile realtà russa”? Stepan Lov, capo del dipartimento di ricerca del VTsIOM, dice piuttosto che è una “prova della crescente apertura dei nostri giovani nei confronti degli altri paesi. Da tempo l’emigrazione non è più associata all’uscita dalla porta di casa senza possibilità di ritorno”. Come ai tempi dell’Urss: chi riusciva a fuggire, sapeva che poteva essere per sempre.

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