Marco Cecchinato contro Dominic Thiem, semifinale del Roland Garros, ore 13.00. Sin da quando è stato deciso l’orario della sfida, per seguirla mi è subito venuta alla mente una sorta di modalità “Fantozzi” per chi, come me, non è a Parigi tra gli spalti del Philippe Chatrier. Quindi il mio “programma formidabile” ha ricalcato quello del ragioniere: “Calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto di fronte al televisore, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero”. Manca qualcosa direte voi, due dico io. Innanzitutto manca la partita di calcio e vi dirò che se per una volta il tennis trascina il tifo più di una nazionale colpevolmente assente dal Mondiale non è una tragedia. Mancherebbe anche la “frittatona di cipolle”, che amo anch’io ma, facendo partire ogni tipo di scaramanzia, ho optato per un palermitanissimo timballo di anelletti.

Senza il timore dell’interruzione della telefonata del “dottor Riccardelli” per la proiezione de La corazzata Kotiomkin, inizia l’incontro atteso 40 anni (da me al massimo 38). Un italiano è arrivato meritatamente in semifinale dell’Open di Francia e, grazie al suo gioco, può ambire alla finale. Il fatto che sia siciliano accresce in me la partecipazione e la tensione che scaricherò sul menù palermitano che accompagnerà dritti, rovesci e volèe. “Dominic Thiem è favorito” mi ripeto come un mantra, sempre per scaramanzia, così come mi piace immaginare che il buon Cecchinato, negli spogliatoi, abbia offerto al suo avversario un “leggerissimo” pani câ meusa (panino con la milza).

Evidentemente l’austriaco non ha accettato il panino perché pronti via e fa il break che risulterà poi decisivo in un primo set che ha già spiegato il match (7-5). Il peso del diritto di Thiem toglie il pallino dalla racchetta di Cecchinato che riesce a resistere grazie alle proverbiali palle corte. Il secondo set ha il sapore della zucca in agrodolce, soprattutto l’agrodolce finale di un tie-break dato per perso, ritrovato e poi perso nuovamente per manifesta superiorità dell’avversario. Un colpo del genere avrebbe steso un toro e così il terzo set è senza storia.

Sarebbe ingiusto associare l’immagine del polpo bollito che ho sulla mia tavola al Cecchinato rassegnato dell’ultimo set finito 6-1. E, infatti, sono sicuro che con una fresca e rigenerante insalata di arance la fatica e la delusione lasceranno spazio a un’immagine chiara per tutti. Marco Cecchinato semifinalista al Roland Garros 2018 e con ampi margini di miglioramento. A migliorare di colpo sarà la sua classifica e chissà se la fiducia acquisita non lo porterà a stupirci anche su superfici diverse dall’amata terra rossa. Sognare a noi non costa nulla, a Cecchinato (da oggi) piomba una responsabilità in più sulle spalle, per due settimane è stato “il tennis italiano” tiratosi fuori dalla nebbia fantozziana del mitologico “batti lei”. Grazie Marco, la tua è stata “una ca…valcata pazzesca” e giù applausi!

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