“Sono sempre d’accordo con Cacciari, a prescindere, anche perché, se disgraziatamente gli do torto, ho paura che lui scenda e mi dia uno schiaffo. Lui è un po’ il Chuck Norris dei filosofi“. E’ la premessa ironica del giornalista de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, commentando a Dimartedì (La7) l’analisi del filosofo Massimo Cacciari sul governo Conte e sull’accordo M5s-Lega. Scanzi osserva: “Cacciari ha ragione, quando dice che il rischio del M5s, da qui ai prossimi mesi, è quello di essere fagocitato dalla Lega. Non è che lo scopriamo adesso che Salvini sia più bravo di Di Maio. Lui è il politico più scafato che ci sia al governo. Tuttavia, dopo il caso Savona-Mattarella, Di Maio è uscito molto bene dall’angolo, quindi è meno stupido di quanto non si creda. In più, dipende tutto da quello che vuole fare Di Maio” – continua – “Gli piacciono già le poltrone, ma se lui accetta qualsiasi cosa e qualunque slargamento di Salvini, allora i 5 Stelle sono finiti. Se invece fa saltare il banco, quando capisce che i 5 Stelle non contano nulla, allora si può salvare”. Dalle critiche sul premier Conte, definito “portavoce della Casaleggio Associati” dal direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, e battezzato “prestanome del Consiglio” dal giornalista di Repubblica, Massimo Giannini, Scanzi si discosta: “La sua idea di premier portavoce è forse dovuta al fatto che nessuno lo conosce, credo che fino a sette giorni neanche Conte conoscesse se stesso. Tuttavia, gli va dato atto di avere anche un pensiero suo, perché questa narrazione su Conte la trovo molto sgradevole. Viene tratteggiato come una sorta di bischerino e robottino, manovrato ora da Di Maio, ora da Salvini, ora da Casaleggio. E’ un giurista, non so minimamente come sarà nel ruolo di presidente del Consiglio, però merita un po’ di rispetto”. E ribadisce l’importanza del ruolo di Salvini nell’esecutivo: “Non dimentichiamo che questo è un governo Frankenstein, dove uno dei due contraenti ha meno numeri, ma più forza politica e non ha ancora rotto con Berlusconi. Credo che il ministro della Giustizia Bonafede sia, per certi versi, quello più decisivo per quanto riguarda la durata del governo Conte, perché va a incarnare quel desiderio di giustizia che proviene, più o meno, dal 2006, quando il centrosinistra rispose a queste esigenze con Mastella e con l’indulto. Se i 5 Stelle arretrano troppo su certe loro battaglie, come il Daspo ai corrotti, a quel punto non si possono più permettere di andare ancora in giro con la Lega

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