Un corteo che dalla tendopoli è arrivato fino al Comune di San Ferdinando. Un centinaio di migranti, guidati dal sindacato Usb, hanno marciato stamattina per manifestare tutta la loro rabbia per l’omicidio di Sacko Saumayla, il maliano di 30 ucciso nelle campagne di San Calogero, in provincia di Vibo Valentia. Un colpo di fucile alla testa che non gli ha lasciato scampo mentre stava prendendo delle lamiere d’alluminio in un terreno abbandonato e sotto sequestro. Una sorta di tiro al bersaglio in cui sono rimasti lievemente feriti anche altri due migranti stagionali che vivevano, assieme a Sacko, nella baraccopoli a ridosso del porto di Gioia Tauro.
Prima del corteo, ci sono stati alcuni momenti di tensione. “Salvini razzista” hanno urlato i braccianti in corteo. E ancora: “Libertà, libertà… Tocca uno e tocchi tutti”. Alla fine, però, la manifestazione si è svolta in maniera ordinata. Al fianco dei migranti c’era anche don Pino De Masi, il prete di Libera da anni impegnato contro la ‘ndrangheta in provincia di Reggio Calabria: “Certamente il clima non è stato favorevole e non è favorevole. Credo che adesso dobbiamo tutti darci da fare per abbassare i toni altrimenti i frutti sono questi che stiamo vedendo. Mi auguro che la campagna elettorale sia finita e che chi governa comprenda che deve governare il Paese. La campagna elettorale è finita per tutti”.

Gli fa eco il sindacalista dell’Usb Abobakar Soumaoro che si scaglia contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Ha dichiarato che è finita la pacchia. Ma è finita per lui non per noi che non siamo mai stati nella condizione di parassita come lo è stato il suo partito politico che, come dicono le indagini, prendeva i contributi e li mandava in Africa. Questa terra è stata saccheggiata non dai migranti ma dai politici”.  “Saumayla era un cittadino, un bracciante, un lavoratore. – aggiunge Saoumaoro – Aveva una figlia di 5 anni e una compagna in Mali. Da anni era impegnato nella lotta rispetto a una condizione di lavoro di assoluta schiavitù. Questo era Saumayla. Non era un extracomunitario, un migrante ma una persona, un sindacalista. Non era un ladro ma viveva in quella gabbia”.

Sul fronte delle indagini, i carabinieri stanno cercando ancora l’uomo che con la Fiat Panda ha ucciso il ragazzo maliano e ferito gli altri due migranti. Non ci sono molte novità rispetto a quello che già era emerso nelle ore successive alla sparatoria se non che, il killer pare si trovasse già sul posto quando le tre vittime erano arrivate per prendere quelle lamiere di alluminio che servivano a costruire le baracche. Non è escluso, però, che gli inquirenti, coordinati dalla Procura di Vibo Valentia, abbiano già identificato l’uomo grazie alle indicazioni dei due braccianti scampati all’agguato. Migranti che, agli investigatori, hanno fornito anche i primi numeri dell’auto con la quale si è dato alla fuga

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