Bambini a scuola di giornalismo e legalità. “Il modo migliore per non far spegnere la luce sulla Romanina”, il quartiere di Roma est roccaforte del clan dei Casamonica, teatro del violento pestaggio del giorno di Pasqua ai danni di un barista della zona e di una avventrice per lo più disabile. La Rete dei Numeri Pari, Libera, la Rete Nobavaglio, Articolo 21, DaSud, insomma “quelli del Roxy Bar” – dai “caffè della legalità” che i protagonisti delle varie esperienze associative romane (e non solo) hanno deciso di prendere ogni giovedì nel bar di via Barzilai, fra incontri e sostegno alle vittime delle prevaricazioni mafiose – si sono impegnati non solo a non lasciare solo uno dei quartieri più difficili della periferia capitolina, ma anche a costruire dalle fondamenta una nuova cultura contro la criminalità e per i diritti sociali.

Ecco allora che, come nel più costruttivo dei reality-show, direttori di giornale, cronisti, sindacalisti e magistrati si trasformano ogni settimana in supplenti d’eccezione per i bambini delle scuole medie della zona, nel tentativo di insegnare loro rudimenti di giornalismo e politica sociale. Giovedì mattina, ad esempio, i ragazzi hanno letto i giornali insieme ad Alessandro Gilioli, vicedirettore de L’Espresso, che ha chiesto loro di commentare le vicende politiche delle ultime ore – fra l’altro i giovani studenti si sono dimostrati piuttosto preparati sulle competenze dei singoli protagonisti della politica italiana e sui loro ruoli istituzionali. Hanno ascoltato la testimonianza e posto domande a Paolo Borrometi, il giornalista dell’Agi sotto scorta per le sue inchieste contro la mafia siciliana e hanno seguito una mini-lezione di Floriana Bulfon, la cronista di Repubblica che per prima ha raccontato il pestaggio del Roxy Bar, che ha distribuito loro una poesia di Gianni Rodari.

A seguire, gli studenti hanno intervistato gli anziani del centro di via Gregoraci e hanno buttato giù articoli mostrando, in alcuni casi, anche una certa propensione verso il tanto bistrattato mestiere del giornalista. Fra i presenti, inoltre, diversi sindacalisti del territorio, che hanno ricordato come la dignità del lavoro, in tutti i campi, sia “la prima arma che abbiamo per combattere la criminalità organizzata”. A cominciare dal concetto di “lavoro nero”, che in diversi casi i ragazzi non conoscevano e hanno riconosciuto nelle loro esperienze familiari.

Una giornata di sorrisi ed entusiasmi ma anche di riflessione, la terza in tre settimane. “Solo le prime di una lunga serie”, assicura Giuseppe De Marzo, presidente nazionale della Rete dei Numeri Pari e attivista di Libera. “Bisogna ripartire dalle realtà sociali – dice – per costruire aggregazioni alternative reali alla malavita, creare servizi e dare risposte alla povertà diffusa. Ci siamo voluti chiamare ‘Quelli del Roxy Bar’ per non scordare la mobilitazione di solidarietà nei confronti dei due giovani baristi aggrediti che hanno avuto il coraggio di denunciare le prepotenze dei Casamonica. E da lì bisogna ripartire”. Giovedì prossimo, attesi alla Romanina, fra gli altri, il cronista di Repubblica Enrico Bellavia e il giornalista Sandro Ruotolo.

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