Ciò che era di Cosa nostra diventa dimora di artisti. Che si pagheranno il vitto e l’alloggio donando alla città il loro lavoro. Succede ad Alcamo, in provincia di Trapani, dove il sindaco Domenico Surdi ha deciso di utilizzare in modo sperimentale uno dei beni confiscati alla mafia e assegnato al comune: l’ha trasformato in una residenza temporanea per artisti.

Si tratta del lussuoso appartamento nel centro città che appartaneva a Vito Nicastri, il “re del vento“, ricchissimo imprenditore dell’energia eolica al quale sono stati sequestrati beni per un miliardo e trecento milioni di euro nel 2011. Tra questi anche il gigantesco complesso dove aveva fissato la sua residenza, poi confiscato e assegnato al comune. E adesso la giunta ha deciso di trasformare quello stabile nella prima residenza temporanea gratuite per artisti: nel periodo di permanenza in città lavoreranno alla produzione di progetti culturali legati al territorio.

“Vogliamo che la nostra città diventi punto di riferimento non solo per i nostri artisti ma anche per tutto il territorio nazionale ed europeo: l’obiettivo è quello di creare una struttura che lavori insieme al nostro museo d’Arte contemporanea. È nostro intendimento far sì che la città possa essere laboratorio di nuove idee e progetti per rilanciare il territorio artisticamente con evidenti ricadute per il turismo culturale e per il progresso della comunità”, dice il sindaco Surdi, alla guida della città dal 2016. L’obiettivo, per il primo cittadino, è agganciarsi a Palermo, scelta nel 2018 come Capitale italiana della cultura e sede di Manifesta, la Biennale nomade europea dedicata all’arte contemporanea. “Offriremo agli artisti di tutta Italia la possibilità di realizzare un percorso artistico completo e contemporaneamente di essere ospiti della nostra città, poter fruire delle bellezze architettoniche, ambientali e paesaggistiche”, continua il sindaco che ha già accolto nella struttura i primi artisti ospiti.

Lo stabile era stato confiscato definitivamente a Nicastri nel 2015, ma il re dell’eolico non era mai stato condannato per appartanenza a Cosa nostra. Nel marzo scorso, però, Nicastri è stato arrestato insieme ad altre dieci persone dalla procura di Palermo: secondo gli inquirenti con la sua attività imprenditoriale ha finanziato la latitanza di Matteo Messina Denaro. L’ultima primula rossa di Cosa nostra, originario di Castelvetrano, pochi chilometri a ovest di Alcamo. A est, invece, c’è Cinisi, la città di Peppino Impastato. Che a proposito di lotta alla mafia sosteneva come bisognasse “educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.

Articolo Precedente

Mafie, uomini dei clan parlano di legalità a scuola: “La nostra vera galera era mentale. Il carcere? Una liberazione”

next
Articolo Successivo

‘Ndrangheta, il pentito rivela: “Mi chiesero di gambizzare un magistrato di Biella in cambio di una villa. Rifiutai”

next