Il nuovo che avanza.

Il neo-panettiere Luigi Di Maio afferma di essere pronto a chiudere uno dei due “forni” e precisamente quello con la Lega. Ossia, il partito scelto da Di Maio per le alleanze sulle poltrone.

Non è più un mistero che tra la Lega e il Partito 5Stelle ci fosse un accordo già prima delle elezioni del 4 marzo. E detta “alleanza” si è vista in maniera plastica durante la scelta dei presidenti di Camera e Senato, nonché sulle varie elezioni delle commissioni speciali e degli uffici di Presidenza. Insomma, una sistematica spartizione delle poltrone.

Tutto legittimo, ci mancherebbe. Ora, però c’è il governo da fare e sono passati già ben 43 giorni. Del vecchio movimento grillino non c’è più traccia: in un mese tutta la filosofia anti-sistema dei vecchi grillini è evaporata e dimenticata.

Un Di Maio che assomiglia sempre di più alla vecchia copia dei politici della Prima Repubblica. Una dialettica fatta di forni, poltrone, contratti e spartizioni di potere. Tutte le promesse da campagna elettorale messe sotto terra, tutte le offese ai partiti marci e corrotti scordate. Un rapporto privilegiato con la Lega di Matteo Salvini, l’uomo dipinto dallo stesso Grillo come persona di parola. La Lega che ha eletto Bossi e che ha i conti sotto sequestro per truffa allo Stato.

Ma di questo il popolo ex grillino non parla più: il veto è solo su Berlusconi.

Peccato che con i voti dell’ex Cavaliere sia stato eletto Roberto Fico alla Camera, mentre al Senato gli ex grillini abbiano votato la berlusconiana Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Quindi, poca coerenza, cari miei: la Lega è uguale a Forza Italia. Non dimentichiamo poi che, in questi ultimi venti anni, hanno governato insieme e ancor oggi amministrano insieme Regioni e Comuni. Per questo la finta distinzione che fa Di Maio fra Lega e Forza Italia è oltre che ridicola solo utile per evitare lo sputtanamento totale. Cosa che è già avvenuta.

Intanto il presidente della Repubblica, che non può assecondare ancora troppo i giochini dei due galletti, potrebbe dare a breve un incarico esplorativo. Gli scenari saranno ancor più divertenti, oramai con Di Maio potrebbe succedere qualunque cosa: un governo Casellati sostenuto dal Partito 5Stelle, un governo Fico sostenuto anche da Berlusconi, più l’altro “forno” invocato da Di Maio, il Pd.

Il Partito Democratico (che ha preso sempre più voti della Lega) svolge il proprio e doveroso ruolo neutrale. Criticato, denigrato e offeso pesantemente da tutti gli avversari, è al momento in attesa di capire se chi ha la maggioranza relativa sia in grado di governare. Il Pd, nella scorsa legislatura, non avendo una maggioranza da solo, per senso di responsabilità è stata costretta dai numeri ad aprire ad una parte del centro-destra (non con Berlusconi) per dare un governo al Paese. Per questo semplice fatto è stata crocifisso e accusato di ogni inciucio possibile.

Ora la storia si ripete a parti invertite. Ed è bellissimo vedere i salti mortali di tutti gli addetti ai lavori per giustificare e sminuire le ipocrisie enormi del Partito 5Stelle. Alla fine potrebbe anche accadere che Di Maio implori Renzi di far nascere un governo 5Stelle-Pd. E in un solo tweet sparirebbero oltre che milioni di offese verso il Pd anche le stesse e vere ragioni per la nascita dell’ex Movimento 5Stelle.

Quasi, quasi…

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