Sul palco parte la voce registrata di Gianroberto Casaleggio che racconta il Movimento che si immaginava nel futuro. I parlamentari, quelli del futuro, bevono caffè dietro le quinte di Sum02#, il convegno sull’Italia che il M5s si immagina oggi. Quando si spengono le luci, i parlamentari M5s si raccolgono al bar delle Officine H a Ivrea, quello che per oggi è la buvette del Parlamento grillino. “C’è agitazione nell’aria”, dicono lontano dalle telecamere. Il capo politico, Luigi Di Maio, dopo una prima riunione con i suoi, va a sedersi in prima fila per seguire i lavori. Lui, l’ennesimo passo verso il Pd per aprire un dialogo l’ha fatto con l’intervista a Repubblica e ora attende di vederne gli effetti. Intanto i suoi, a pochi metri di distanza, cercano di decifrare le reazioni: “Serve pazienza, è inutile affrettare le cose. Ma il timore è che ci siano pezzi di Pd che stanno già parlando con Forza Italia. E’ un fatto, è già successo e i corteggiamenti vanno avanti da sempre. Ma come pensano poi di poterci fermare? Se ci mettono all’opposizione, saremo incontenibili. Questa volta siamo troppi”. Il ragionamento lo condividono in tanti. E solo qualcuno, davanti alle telecamere si azzarda ad andare oltre: “Io li chiamo residui di patto del Nazareno”, dice il deputato Carlo Sibilia, già in passato membro del direttorio M5s. Che significa: se i dem non si decidono a parlare con i 5 stelle e se Matteo Salvini non riesce a mollare Silvio Berlusconi, potrebbe voler dire che c’è un’altra partita in corso. “E’ una partita tra bari”, commenta un altro parlamentare mentre beve il caffè. “Ma questa volta noi siamo più forti degli altri”. 

(video di Martina Castigliani ed Elena Peracchi)

Alle Officine H, quello che per oggi è il regno del mondo a 5 stelle, sono arrivati decine di eletti e naturalmente tutti quelli che contano nelle stanze del potere in questo momento di transizione. Ci sono i deputati Stefano Buffagni e Alfonso Bonafede, ma anche i membri dell’associazione Rousseau Max Bugani e Pietro Dettori. Poi la vicepresidente del Senato Paola Taverna, la deputata Carla Ruocco e il senatore Nicola Morra. Evitano i microfoni e cercano di stare lontano dalla politica, almeno per oggi. “Siamo qui per parlare di cultura”, ha detto il padrone di casa Davide Casaleggio. Ma quando tutti sono concentrati a sentire gli ospiti parlare dal palco, gli eletti si confidano dietro le quinte. “E’ vero, c’è agitazione perché resta una partita a scacchi. Ma il segreto è rimanere tranquilli. Qui ognuno sta giocando la sua partita”, commenta una fonte M5s a ilfattoquotidiano.it. “La nostra apertura al Partito democratico è sincera e ora tocca a loro sbrigarsela. Vedere come gestire le rotture interne. Noi non ci muoviamo da qui”. Il fronte con i democratici è uno dei più delicati, perché significa parlare con uno dei nemici storici e perché c’è il timore che, anche se partisse l’accordo, poi sarebbero i primi a mollarli. “Noi confidiamo in Sergio Mattarella. Se l’intesa parte sotto gli occhi del presidente della Repubblica, sarà poi davanti a lui che si impegneranno a mantenere la parola. Voglio vederli poi a mollarci da un momento all’altro”. Il problema è però alla radice: “La verità”, spiega un altro parlamentare che chiede di restare anonimo, “è che quello che ci troviamo in Parlamento è un Pd che con Silvio Berlusconi è abituato a parlare. Sappiamo, per conferma diretta dei dem, che sono stati corteggiati dal centrodestra durante l’elezione dei presidenti delle Camere. E’ un fatto che si parlano. Mi chiedo però come potrebbero giustificare una scelta di alleanza di fronte al Paese”. In testa ci sono tanti episodi del passato, ma anche vicende più recenti. Ad esempio quei voti in più presi dal dem Ettore Rosato all’elezione come vicepresidente della Camera che, secondo varie fonti, sono arrivati proprio da Forza Italia. Il M5s ora teme quella dinamica: che l’anima renziana del Pd, quella che tra loro chiamano “berlusconizzata”, stia preparando un altro contenitore al di fuori del Partito democratico per mollare tutti e andare con FI. “E’ normale che ognuno si faccia la sua partita”, conclude la fonte. “Però noi aspettiamo. La riflessione potrebbe portarli a miti consigli”.

Scalpitano i parlamentari del futuro che, dicono, si immaginava Casaleggio. Perché ora che in Aula sono arrivati e cominciano a contarsi, vedono i numeri schiaccianti rispetto alla scorsa legislatura: “Siamo riusciti a occupare molti ruoli chiave, facciamo la differenza in Parlamento. Come possono pensare di metterci all’opposizione. Che facciano pure, noi faremo battaglia su ogni punto e questa volta, facciamo davvero la differenza”. La sicurezza viene anche dai territori, quel Sud dove hanno vinto quasi tutti i collegi uninominali. Spiega un eletto: “In quelle zone comandiamo già. Gli altri sono stati spazzati via. Se vogliono tornare al voto, facciano pure. Di sicuro ora non è un nostro problema”. E non sembra esserlo nemmeno nella pratica dei due mandati: se si dovesse andare di nuovo al voto nel giro di sei mesi, non sarebbe neppure necessario istituire una deroga perché il mandato non sarebbe da considerarsi nemmeno iniziato. E la conferma l’ha già data informalmente lo stesso Di Maio.

Nel frattempo rimane sicuramente aperta anche la strada dell’accordo con la Lega. E’ la via che piace meno, anche per alcuni segnali arrivati dal Colle. Ma è anche quella più solida se fosse mai, alla fine, portata a casa. L’ostacolo vero si chiama Silvio Berlusconi: “Preparatevi a tutto, ma state sicuri che con lui non ci vedrete mai”. Di Maio l’ha detto, guardando negli occhi i suoi. Non era necessario ripeterlo, ma in questi momenti di ricostruzioni e retroscena tutto diventa necessario. Anche ridirsi l’ovvio. “Ci stiamo rendendo conto”, spiegano dal M5s a ilfatto.it, “che Salvini per un motivo o un altro non può mollare l’ex Cavaliere. E’ bloccato, Berlusconi lo tiene in pugno. Fa girare la voce che con noi l’accordo è già chiuso, ma in realtà sta lavorando per tenere in piedi la coalizione di centrodestra”. E, ragionano dal M5s, Salvini potrebbe accettare di andare al governo con Berlusconi e una parte di voti pescati a sinistra solo mettendo un altro leghista come premier. Così da non sporcare la sua immagine e non doversi rimangiare la promessa del “mai con il Pd”. “E’ presto, calmiamoci”, si dicono i parlamentari M5s mentre dal palco continuano la sfilata di ospiti. La gita a Ivrea era pensata anche per distrarsi, ma nella buvette delle Officine H, è difficile non parlare di governo. “Del resto”, chiudono dandosi pacche sulle spalle, “è il nostro momento”.

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