Credetemi, non è facile scrivere queste righe. E non è il solito inizio retorico che si premette a quel pezzo che i giornalisti chiamano coccodrillo. Non è facile perché Fabrizio Frizzi non era solo un personaggio pubblico molto noto, un professionista apprezzato, una figura simpatica. Era davvero – e anche questa non è retorica – uno di noi, una presenza vicina.

La cosa più sconvolgente, nell’apprendere stamani la notizia della sua morte, è stata quel pensiero assurdo che ha attraversato per un attimo la mente di molti italiani: ma come? Non è possibile! Ieri sera l’ho visto che conduceva L’eredità. Infatti se posso (e forse devo), anche in un momento come questo, fare il mio compito di esperto di televisione e parlare di Frizzi come uomo di televisione, non posso fare a meno di legare la sua immagine al programma che stava conducendo con particolare bravura e successo.

Frizzi ha condotto decine di trasmissioni, dai programmi per ragazzi dei suoi esordi alle dirette di Miss Italia, dalle prime serate di Scommettiamo che all’access prime time di I soliti ignoti, che io ricordo come una delle sue più piacevoli performance. Ma in tutta questa lunga serie di successi L’eredità ha un posto speciale ed è il lavoro che meglio ha espresso le sue qualità umane e professionali.

Sarà la collocazione preserale con quel clima pacato, tranquillo di gente che passa piacevolmente insieme quell’oretta che riempie l’attesa della cena. Sarà il meccanismo del gioco che è appassionante senza essere stressante, meritocratico ma mai punitivo. Sarà la scelta dei concorrenti che non sono mai macchiette o persone sull’orlo di una crisi di nervi, come avviene in altri quiz. Sarà tutto questo insieme che ha fatto di un semplice quiz un piccolo capolavoro a cui ha contribuito non poco proprio l’atteggiamento dei conduttori e di Fabrizio Frizzi in particolare.

C’è un momento particolarmente delicato che si ripropone quasi ogni sera nel corso del programma e che il conduttore deve affrontare. E’ il momento in cui il concorrente spara una castroneria, una risposta assurda a una domanda piuttosto semplice di storia, di geografia, di lingua italiana. Sono quegli errori che suscitano l’indignazione, lo scandalo, la rabbia di molti benpensanti che si sfogano in rete. Ecco, in quei momenti, Frizzi mostrava ogni sera non solo il suo mestiere, ma tutta la sua umanità, la simpatia nel senso autentico della parola, definendo meraviglioso, originale l’errore, manifestando la sorpresa per la creatività dello strafalcione.

E’ stato anche questo, forse soprattutto questo, a fare dell’Eredità un programma che ha un posto nella storia della televisione e del costume nazionale. Al punto che immediatamente dopo lo sgomento per la notizia, un’altra preoccupazione mi è sorta: chi potrà sostituire Frizzi in quel ruolo? La sua scomparsa è una perdita per tanti, la famiglia, gli amici, ma anche per la televisione, per la buona televisione. E spero che consideriate tutto ciò non un esempio di cinismo, ma l’ennesimo riconoscimento del valore di una persona.

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Fabrizio Frizzi morto, dagli esordi nella tv per ragazzi fino all’Eredità: 35 anni di carriera con quella sua risata travolgente

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