“In questa vicenda la cosa che colpisce è la pretesa della procura di Catania di fare un provvedimento d’urgenza di sequestro ipotizzando l’associazione a delinquere: è una forzatura sotto gli occhi di tutti, intollerabile anche dal punto di vista giuridico e puramente strumentale ad acquisire la competenza sulla vicenda che, altrimenti, sarebbe stata della procura di Ragusa”. Lo sostiene l’avvocato della ong Proactiva Open Arms, per la quale nei giorni scorsi è scattato un provvedimento di sequestro della nave sbarcata a Pozzallo con oltre 218 migranti.  Secondo l’accusa ci sarebbe una volontà di portare i migranti in Italia anche violando legge e accordi internazionali. “Vorrei chiarire un equivoco: quel Codice di condotta sottoscritto da alcune ong, tra le quali Proactiva, non ha alcuna forza di legge”, aggiunge Luigi Manconi, presidente uscente della Commissione diritti umani del Senato. “È un accordo pattizio tra il ministero dell’Interno e le Ong. Semmai – e noi riteniamo che mai sia accaduto in questa circostanza – fosse stato violato un articolo di quel codice non si tratterebbe in alcun modo di reato, ma di un’infrazione di un accordo pattizio tra due soggetti”. Riccardo Gatti, capo missione Italia di Open Arms, spiega ai cronisti che “non c’è stata da parte dell’ong alcuna forzatura nel portare i migranti in Italia. Noi abbiamo seguito le istruzioni. Il governo spagnolo, come richiesto da quello italiano, ha chiesto lo sbarco ai porti sicuri più vicini: Malta e Italia. Malta, dove abbiamo portato in emergenza sanitaria una madre e un bambino, ha detto no allo sbarco. E siamo arrivati quindi, dopo ore, a Pozzallo”

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