Il fac-simile della scheda elettorale lascia perplessi. Riflette la costante attitudine labirintica che, da quasi trent’anni, caratterizza ogni novità, legislativa o fiscale o accademica, giacché lo Stato italiano interpreta la complessità come complicazione. E, se non ricordo male, dopo la caduta del muro di Berlino non ci è mai capitato di votare con lo stesso format della tornata precedente. Stavolta, in testa a ogni slot dell’offerta politica c’è un “Nome & Cognome”. È il candidato nel collegio uninominale che, per legge, dovrebbe contribuire a comporre un terzo del Parlamento. Sotto ci sono i simboli dei partiti eventualmente coalizzati per quel nome, assieme a una serie di Nomi & Cognomi nel rigido ordine di preferenza stabilito dal partito, che lascia all’elettore l’alternativa tra minestra e finestra. Si possono apporre una o più croci in vari modi, ma alcuni esperti hanno stimato che una scheda ogni venti verrà annullata, in virtù di croci apposte in modo difforme dallo spirito del legislatore.
Guardando questa scheda, la ripartizione tra uninominale e proporzionale è del tutto teorica. In pratica, ciò che attrae l’elettore, soprattutto se distratto o poco informato come quasi metà dei potenziali protagonisti, è il primo Nome & Cognome di ogni slot, l’uninominale. Se si tratta di un bel Nome & Cognome, l’effetto di trascinamento potrebbe essere significativo. Il problema si complica quando il candidato uninominale non è un valore aggiunto, ma negativo, come può capitare per alcuni paracadutati, molti perfetti sconosciuti, vari inoccupati famelici e parecchi impresentabili a vario titolo. Soltanto se i due effetti si bilanceranno, lo spirito del legislatore verrà rispettato. Altrimenti, sarà esaltata la quota maggioritaria e ingrossato il partito del Nulla.
A complicare le cose c’è la scelta delle coalizioni, che moltiplicano i concorrenti. È un florilegio di simboli ad hoc, risultato di coalizioni impensabili anche solo pochi mesi fa: radicali con tabaccisti, socialisti con prodiani, il pot-purri di contorno alla signora Lorenzin, l’insieme di tutti gli appassionati di Fitto… Insomma, la botta di trascinamento dell’uninominale non è sempre lenita da quanto propone il resto del menù, se le pietanze sono mal assortite. E il peso delle schede nulle, assieme a quello dell’astensione, potrebbe non essere irrilevante in una siffatta confusione, giacché l’elettore diffidente schiva la scheda bianca, perché teme che qualche manina poco educata svolazzi nel seggio e dintorni.
«Grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione è favorevole» al Partito del Nulla, che un comico televisivo ha fondato da poco, con acuta preveggenza. Sembra un destino nazionale che, nel nuovo millennio, i comici abbiano una visione che manca del tutto alla politica militante. Il 4 marzo 2018 il Nulla potrebbe anche conquistare un buon 5%, superando in tromba lo sbarramento del 3%, ed entrare a pieno titolo nel prossimo Parlamento. Dove siederà il fantasma del Nulla.
Né l’astensione, né il Nulla preoccupano la politica, al di là di qualche appello di circostanza, perché contano zero nell’esito elettorale. Siamo sempre sicuri che votare sia ancora democratico? E davvero pensiamo che elezioni siffatte siano più democratiche del sorteggio?
Nota Bene. Nei video di Youtube© che trovate spesso nei link dei miei post, è possibile attivare i sottotitoli a traduzione automatica, quindi anche in italiano. Non è il massimo della qualità, ma per chi non conosce a fondo la lingua inglese sono meglio del Nulla.
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