Cose strane che succedono su Facebook: la pagina intitolata a Benito Mussolini conta 153mila like. Un numero che è quello degli abitanti di una città di medie dimensioni nel nostro Paese. Luogo virtuale un po’ strampalato, in cui possiamo trovare sia i soliti messaggi anti-casta, sia i consigli di bellezza come “la crema al bicarbonato che elimina rughe, macchie e zampe di gallina”. Roba che farebbe ribollire il sangue ai più accaniti cultori dell’idea della maschia e italica virtù che di certo non dovrebbe prevedere questi vezzi, in quella subcultura definiti come muliebri.

Ma non è tutto: andando avanti, si apprende che “in molte AUTOPSIE” lo specialista di turno ha notato “che i TUMORI guariscono senza la chemioterapia”. Il maiuscolo è loro. La costernazione, invece, è del resto del mondo che evita le bufale e crede nella scienza. Pagina un po’ sui generis, in cui ti aspetteresti parole forti contro ebrei, omosessuali e migranti. E invece trovi meme col tricolore e tanta “indignazione”. Oltre l’immagine sorridente e sorniona del duce. Che lui, com’è noto, era un gran mattacchione.

Un po’ più di contenuto – se così si può dire – è la pagina, sempre intitolata “a lui”, BENITO MUSSOLINI DUCE D’ITALIA (tutto in maiuscolo, ancora). Oltre centomila simpatizzanti. Lì s’ode – anzi, si legge – l’urlo disperato dell’amministratore che scrive: “Siete disposti a tutto per salvare questa Italia?? la nostra patria, la nostra cultura, la nostra religione, le nostre donne, i nostri figli????? Quanti di voi sono con me?????? E con tanti altri???” e pazienza che questi propositi di salvezza nazionale non prevedano la salvaguardia della lingua italiana, a cominciare dalla sua punteggiatura.

Si leggono – ancora – messaggi in cui si definiscono “zecche” gli antifascisti e si elogia Mussolini, in quanto persona quanto più lontana dal razzismo. Sì, avete letto bene. Perché LVI gli ebrei (è proprio scritto lì) li ha aiutati davvero. Seguono foto con saluti romani (che, per la cronaca, sarebbe anche reato) e tanta nostalgia. Negazionismo e revisionismo storico. Oltre all’apologia di fascismo che, come il saluto romano, è una cosa che non si fa. Lo dicono il codice penale e pure la Costituzione. Facebook, però, sembra essere abbastanza tollerante con tutto ciò.

Eppure non è l’unico contenuto controverso che possiamo trovare sul social network di Mark Zuckerberg. Tra haters di vario tipo, contenuti razzisti, sessisti, omofobici, ecc, tanto è l’odio che cova tra like e cuori. Neri. Anche da parte di personaggi pubblici che, proprio per il ruolo che coprono, dovrebbero stare più attenti a ciò che scrivono e al messaggio che trasmettono. Giusto per evitare di alimentare sentimenti poco nobili, visto che di questi tempi non è proprio il caso, ecco…

E invece, per fare un altro esempio su ciò che non vorremmo vedere sul web, sulla pagina ufficiale di Vittorio Sgarbi possiamo leggere: “La figlia di Gino Strada può stare tranquilla: non troverà fascista che voglia fare sesso con lei, e tanto meno riprodursi in lei; non vorranno darle una gioia, sacrificandosi. La figa è un’altra cosa, e non ha orientamento politico. Per questo faticherà a trovare anche comunisti disposti a fare sesso con lei. Diciamo che la questione non è politica, e finirei qui”.

Tutto questo per dirvi – e chiedo scusa sin d’ora dell’uso privato di un pubblico strumento, come quello di un blog – che per tre giorni sono stato bloccato per un contenuto ritenuto non idoneo alla policy di Facebook. Per una settimana. La causa? Un post di diversi anni fa in cui usavo ironicamente la parola “frocio” (usata tra di noi, nella comunità Lgbt, non certo per offenderci ma per depotenziare il termine in questione, anche scherzandoci su). Per Mark e i suoi sottoposti, invece, anche quella è omofobia. Punto, non si discute. In compenso i profili e le pagine dei fascisti e di chi insulta le donne stanno sempre stati lì, indisturbati. E forse continueranno ad esserlo per molto tempo ancora. Possiamo sentirci davvero al sicuro, converrete.

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