Costruire palazzi senza alcun permesso e aprire attività commerciali senza nessuna licenza. E poi la chiusura delle pendenze fiscali pagando il 10% di quanto si deve allo Stato. Se Silvio Berlusconi vincerà le elezioni sarà possibile. La campagna elettorale per le politiche del 4 marzo inizia ad entrare nel vivo e il leader di Forza Italia torna ad elencare due tra le più riuscite specialità della casa: il condono edilizio e quello fiscale.

“Bisogna cambiare le regole: chi deve costruire una casa o aprire un’attività commerciale, non dovrà più aspettare anni per permessi e licenze. Dovrà dichiarare l’inizio dell’attività e assumersi la responsabilità di rispettare le leggi. Solo dopo verranno i controlli”, ha detto l’ex presidente del consiglio a Radio 24 rilanciando le proposte già avanzate durante la campagna elettorale del 2013. “Se gli italiani daranno la maggioranza solo a me e al Pdl farò un condono tombale e anche un condono edilizio, perché porta nelle casse dello Stato molti miliardi”, diceva esattamente cinque anni fa. E infatti in radio gli chiedono subito se intende nuovamente promettere un condono.  “Chiamatelo come volete, l’importante è che si cambino queste regole attuali”, dice Berlusconi. Che poi, per dissipare ogni dubbio tra gli ascoltatori, dice di chiaramente di essere a favore di un “abusivismo di necessità, solo se si restringe con il massimo rigore il concetto di necessità”. 

In pratica nel Paese dove ci sono 20 costruzioni abusivi ogni 100 autorizzate, l’ex premier pregiudicato vorrebbe dare la possibilità a chiunque di mettere in cantiere il suo palazzo, munito solo della dichiarazione di inizio attività. “Ex post – immagina Berlusconi – arriverà un controllo che, nel caso ci siano, assegnerà tempo per sanare le irregolarità. Oggi l’edilizia è bloccata dalle imposte sulle case del governo Monti, oltre a questo ci sono tante altre situazioni che hanno reso davvero complicata la costruzione e la vendita di case”. L’ennesima proposta non condivisa dal principale alleato di Forza Italia, e cioè Matteo Salvini. “Rilanciare l’edilizia è fondamentale, ma dico no, dico fortemente no, a ogni ipotesi di condono per abusi edilizi: il nostro territorio è già troppo cementificato, occorre abbattere tutte le costruzioni abusive, a partire dalle zone più a rischio”, dice il leader della Lega. Con il quale, però, Berlusconi condivide la visione fiscale. E non potrebbe essere altrimenti. “Noi proponiamo che i cittadini pagando il 10-15% di quello che devono al fisco possano vedere chiuse le loro pendenze fiscali“, diceva solo poche ore fa intervenendo su Rete 4.

Insomma, dopo le pensioni minime, il milione di posti di lavoro e il Ponte sullo Stretto di Messina, l’ex cavaliere è tornato a cavalcare uno dei suoi temi preferiti. Quello dei condoni, infatti, è praticamente il trait d’union di tutti i governi guidati dal centrodestra. Il primo scudo fiscale risale al 1994: Berlusconi scende in campo, vince le elezioni e per festeggiare vara un condono da 6,4 miliardi di euro. Neanche il tempo di abituarsi che sempre il primo governo guidato da Forza Italia dà il via al primo condono edilizio da 2,5 miliardi. Quindi, con una successione un po’ meno rapida, ecco cinque sanatorie: nel 2003 arriva il condono fiscale di Giulio Tremonti da 19 miliardi, l’anno dopo 3 miliardi dal condono edilizio di Pietro Lunardi. Poi tra il 2009 e il 2010 ennesimo scudo fiscale da 100 miliardi di euro. Una misura, quella delle clemenza per chi non paga le tasse, di cui ha beneficiato anche lo stesso ex premier condannato per frode fiscale. “Vi assicuro che né io né le mie aziende usufruiremo del condono”, promise Berlusconi nella conferenza stampa di fine anno nel 1994. E invece – come ricordava Massimo Giannini tempo fa su Repubblica – si scoprirà che Mediaset condonerà 197 milioni di tasse evase pagandone 35. La stessa cosa farà l’ex cavaliere: risolverà il suo contenzioso da 301 milioni di euro pagando 1.800 euro all’Agenzia delle Entrate. Succedeva 24 anni fa. Sembra oggi.

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