Avevano cercato di dismettere titoli o proprietà, nel tentativo di sottrarre i beni a probabili, futuri sequestri della magistratura che indaga sul crack della Banca Popolare di Vicenza. Ma i finanzieri del Comando provinciale di Vicenza li tenevano d’occhio, monitoravano la situazione finanziaria di ognuno e hanno quindi impedito che il tentativo andasse in porto.

Le Fiamme Gialle hanno eseguito sequestri a carico di cinque imputati dell’inchiesta che è prossima all’udienza preliminare dopo la richiesta di rinvio a giudizio di inizio ottobre che riguarda in totale sette persone. I destinatari dei provvedimenti sono l’ex presidente Gianni Zonin, padre-padrone della banca, imprenditore vinicolo, titolare di numerose proprietà a Nordest, l’ex direttore generale Samuele Sorato, l’imprenditore Giuseppe Zigliotto che è stato presidente dell’Associazione degli industriali della Provincia di Vicenza, Andrea Piazzetta, ex vicedirettore dell’area finanza, e Massimiliano Pellegrini, che era il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili. La somma dei sequestri è stata fissata dal giudice dell’indagine preliminare del Tribunale in 346mila euro ciascuno. Il totale, quindi, è di 1,73 milioni di euro.

La richiesta della Procura era basata sulla “fondata ragione di ritenere che manchino o si disperdano le garanzie per il pagamento della pena pecuniaria, delle spese di procedimento e di ogni altra somma dovuta all’erario dello Stato in relazione all’inchiesta penale”. E’ quindi lo Stato che si cautela di fronte alla probabile eventualità che i cinque indagati siano tenuti a rifondere le spese sostenute nel corso dell’inchiesta per intercettazioni telefoniche, perizie, spese di giustizia, attività di polizia giudiziaria. I provvedimenti, quindi, non hanno nulla a che vedere con le future richieste di risarcimento dei danni, che sarebbero comunque di molto superiori.

Soltanto se dovesse avanzare qualcosa – dopo aver però saldato i conti con lo Stato – il residuo verrebbe impiegato per risarcire i danneggiati. I sequestri, come ha informato la Guardia di Finanza in una nota, hanno riguardato “disponibilità finanziarie detenute presso intermediari bancari, beni immobili e mobili registrati di proprietà e partecipazioni possedute in imprese”. Sono stati eseguiti dal Nucleo di polizia economico-finanziaria in diverse città italiane, non solo a Vicenza, ma anche a Milano, Treviso, Padova, Venezia, Roma e Siena. Nessun provvedimento è stato adottato nei confronti degli altri due imputati, Emanuele Giustini e Paolo Marin.

Soddisfazione tra le categorie e associazioni che assistono decine di migliaia di clienti rimasti con un pugno di mosche in mano, visto l’azzeramento del valore dei titoli della ex popolare vicentina. “La notizia è ottima – dichiara Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – e va finalmente incontro a quello che noi stiamo chiedendo dal 2015”.

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