Oggi baby gang. Ieri femminicidio. Due settimane fa le fake news. L’altro anno rapine in villa. L’altro ancora bimbi maltrattati. I media, seguendo un istinto tanto primordiale quanto fraudolento, concentrano la loro attenzione su una questione, generalmente di grande presa popolare, e per un periodo più o meno lungo dispiegano ogni interesse su di essa. Si crea l’effetto occhio di bue: una luce che inquadra una sola scena e poi il buio su tutto il resto.
È un processo selettivo dell’attenzione, naturale o indotta, che banalizza e semplifica la realtà, imponendo con la distrazione di massa un tema, uno solo. Ora è la volta delle baby gang delle periferie napoletane, fenomeno ahimè antico ed effetto di una condizione civile e culturale disastrosa. Tutta la catena di montaggio dell’attenzione si sposta però sotto il Vesuvio, e noi con loro. La politica, che segue lo stesso criterio, mette al centro del suo impegno pro tempore quell’evento. E infatti oggi a Napoli è previsto un vertice straordinario col ministro dell’Interno.
Il tema rimarrà in vita ancora per qualche giorno, fino a che un altro (ancora femminicidio o temporali e slavine, cibo avariato, vaccini, no tax?) non ne prenderà il posto. In campagna elettorale va forte la criminalità organizzata, le rapine soprattutto. Tra febbraio e marzo conteremo una rapina al giorno, tra la Lombardia e il Veneto, con quel che seguirà in televisione. L’operazione politica, mediatica e propagandistica è equivalente a quella che in ginecologia si promuove con l’induzione al parto. Tu quale paura vuoi avere? Io ti offro sia la paura che la salvezza da essa. Menù à la carte, ne abbiamo per ogni gusto e per ogni elettore.
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