Prima vittoria per la sindaca dimissionaria di Sulmona, Annamaria Casini. “Il decreto con il quale il governo aveva autorizzato il via libera alla realizzazione della centrale di compressione Snam nel comune abruzzese è ‘congelato'”. Almeno per il momento. Lo ha annunciato la stessa prima cittadina al termine dell’incontro avuto a Palazzo Chigi – dov’è stata accompagnata da una delegazione degli altri 22 sindaci pronti a restituire la fascia tricolore – con Gabriele De Giorgi, consigliere politico del presidente del Consiglio.

Accompagnata dal sottosegretario alla presidenza della Giunta regionale d’Abruzzo Mario Mazzocca, Casini, dopo aver restituito la sua fascia, ha esaminato assieme a una delegazione di colleghi e a De Giorgi la lettera nella quale si chiede di revocare la delibera del Consiglio dei ministri del 22 dicembre evidenziando la contraddizione tra la realizzazione della centrale Snam e l’inserimento di Sulmona, unica città abruzzese, nel programma di Casa Italia sulla prevenzione sismica. Il “tavolo” verrà aggiornato il prossimo 8 gennaio, ma nel frattempo Casini, seppur soddisfatta per il segnale positivo ottenuto dal governo, non è intenzionata a ritirare le dimissioni.

Il progetto di Snam è in ballo da oltre dieci anni. La centrale di Sulmona rappresenta lo snodo dei 678 chilometri della Rete Adriatica che collegherà BrindisiMinerbio, in provincia di Bologna, e trasporterà anche il gas in arrivo con il Tap a Melendugno. Il metanodotto passa dalla ‘zona rossa’, quella a più alto rischio sismico come aveva raccontato Il Fatto. “Inoltre la centrale rappresenta un impianto con impatti ambientali intrinsechi, ci sono gli studi a dimostrarlo – spiegava Casini negli scorsi giorni – Le emissioni rischiano di ristagnare in valle, per il fenomeno fisico dell’inversione termica”.

“La centrale di compressione che sarà realizzata a Sulmona è un’infrastruttura del tutto analoga ad altri 11 impianti sicuri e a basso impatto ambientale da molto tempo attivi nel nostro paese – spiega l’azienda in una nota – È nostra intenzione dialogare con le istituzioni e con le popolazioni del territorio per illustrare le caratteristiche dell’impianto e rassicurare che non esistono rischi per la sicurezza e per la salute dei cittadini”. Snam ha in effetti altre 11 centrali in Italia come quella di Sulmona. La dodicesima è inserita nella Rete Adriatica, che a dispetto del nome non corre lungo la costa se non per pochi chilometri in un tratto tra la Puglia e il Molise. Poi risale la dorsale appenninica sfruttando un tunnel già esistente. “A Snam conviene così sotto il profilo economico. Ma il loro risparmio ricade sul mio territorio, un costo indiretto che non rientra nei calcoli del progetto”, ribadiva negli scorsi giorni la sindaca Casini.

Aveva definito le sue dimissioni un “gesto estremo e necessario” perché la sua città “è stata violentata dal cinismo della politica e dei partiti” e l’ok all’opera,, a suo avviso, dimostrebbe lo “scollamento” e la “disarmante distanza” da parte delle istituzioni nazionali nei confronti delle comunità locali. “Il mio atto è un voler alzare la posta della battaglia e della denuncia utilizzando l’unica arma ancora in mano ad un sindaco, stante la palese circostanza che un amministratore locale non ha voce in capitolo per determinare le sorti dei suoi cittadini – scriveva Casini – Lotterò al fianco della mia città e dell’intera Valle Peligna contro la realizzazione della centrale e del metanodotto e voglio tenere accesi il più possibile i riflettori su questa grave vicenda”. Accanto a lei, i colleghi di Anversa, Acciano, Atleta, Bugnara, Campo di Giove, Cansano, Castel di Sangro, Castelvecchio, Castel di Ieri, Cocullo, Introdacqua, Gagliano, Goriano, Molina, Pettorano, Prezza, Roccacasale, Roccapia, Roccaraso, Scanno, Secinaro e Villalago.

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