Sigaretta elettronica, la stangata è servita. Per produttori, negozianti e consumatori la speranza di evitarla è andata in fumo ieri 18 dicembre, quando la Quinta Commissione della Camera dei Deputati ha approvato un emendamento del governo alla legge di bilancio che ridisegnando il quadro regolatorio del settore rischia di farlo morire per asfissia, a tutto vantaggio – l’accusa che piove da ogni parte – dell’industria tradizionale del tabacco. Il testo di fatto è blindato e sarà votato il 21 dicembre. Storia di emendamenti scritti e riscritti, di norme inserite e cancellate. Di tentativi di fare un passo avanti che restano però impigliati alla legge sui monopoli di 75 anni fa. L’ultima versione del testo supera  l’emendamento Vicari, dal nome della sottosegretaria che l’ha proposto al Senato e contro il quale il 29 settembre scorso proprio davanti a Montecitorio si era mobilitata la protesta di una parte del mondo del fumo elettronico. La manifestazione aveva indotto la politica a un supplemento di riflessione che si traduce però in un nulla di fatto. Con qualche aggravante sul lato dei costi industriali della filiera.

Nella nuova versione si prevede sì che gli apparecchi tornino acquistabili online, ma non i liquidi. “È vietata la vendita a distanza di prodotti da inalazione senza combustione costituiti da sostanze liquide, contenenti o meno nicotina, ai consumatori che acquistano nel territorio dello Stato”, recita il testo. Dunque in Italia sarà divieto totale di vendita online di liquidi, con e senza nicotina. I negozi potranno vendere ma solo sotto l’occhio vigile dei Monopoli, la tassa sui flaconi con e senza nicotina resta fissata in 0,37344 euro più Iva per ogni millilitro: 5 euro ogni 10 millilitri su tutti i liquidi, poco meno di 500 euro su un litro. Un duro colpo per i produttori per i quali si spegne anche la speranza di uno sconto sulle pretese del Fisco relative al pregresso, quando dal Tar – dopo tre anni di battaglie legali – avevano ottenuto una sospensiva degli atti basati sull’equivalenza impositiva dei liquidi di inalazione rispetto alle “bionde”. E molti non hanno corrisposto le somme, anche di diverse decine di milioni di euro, certi  che acqua e aromi naturali non potessero essere tassati come la nicotina. La Corte Costituzionale però gli ha dato torto, stabilendo che il balzello sui liquidi è legittimo, anche se sono senza nicotina, facendo evaporare la speranza residua di evitare la mazzata finale a un comparto che conta 2mila negozi e 30mila posti di lavoro.

Proprio per ridurre l’impatto sulla filiera il Pd aveva presentato un emendamento a firma Rotta e Boccadutri che introduceva una rimodulazione della tassa e  la possibilità di dilazionare il pagamento del debito. Il governo col proprio cancella questa concessione: tutti, maledetti e subito. Non ci sarà, per ora, l’obbligo di una licenza per i negozianti ma dovranno richiedere una semplice autorizzazione ad Aams che, in fase di decreto attuativo da emanare entro il 31 marzo 2018, non potrà porre limiti né all’approvvigionamento né alle nuove aperture. Ma con l’annunciato stato di crisi delle aziende di produzione anche il futuro dei negozi potrebbe subire gravi ripercussioni. Che l’intervento a gamba tesa del governo non possa soddisfare il mondo della sigaretta elettronica è ovvio, che il testo sia un’innovazione destinata a durare poco pure.

“Il nuovo testo modificato in Commissione Bilancio conferma gli obiettivi del mio”, commenta la senatrice di Ap Vicari. “Non nascondo un certo stupore nel vedere come, ad altisonanti dichiarazioni che preannunciavano la demolizione del mio emendamento approvato al Senato, durante la votazione di ieri alla Camera sia invece seguito un testo addirittura più restrittivo che non solo non ha modificato le finalità di quello a mia firma al Senato ma addirittura ha esteso il divieto di vendita online anche ai liquidi senza nicotina, equiparando inoltre la legislazione penale ed amministrativa dei liquidi (con o senza nicotina) a quella prevista per i tabacchi: eppure nessuno, stavolta, ha gridato allo scandalo. Aggiungerei per fortuna, vista la violenza di molti attacchi subiti”, ha aggiunto l’ex sottosegretario. “Il settore delle e-cig rappresenta un comparto produttivo di primaria importanza per la lotta al tabagismo: per questo ritengo opportuno, giunti a questo punto, aprire un tavolo di riflessione e confronto su una eventuale rimodulazione della tassazione”, ha concluso Vicari.

“Cinquecento euro di tassa per un litro di prodotto che ne costa 20; reato di contrabbando; negozi e distributori sotto Monopolio; produttori accusati di evadere il fisco per milioni di euro. Di cosa stiamo parlando?”, così Stefano Caliciuri che con la rivista online Sigmagazine ha seguito giorno dopo giorno l’evoluzione della normativa. “Della sigaretta elettronica in Italia, unico paese del mondo occidentale a considerarla più dannosa del fumo e per questo la rende anche più costosa delle sigarette. Mentre in Inghilterra il governo la consiglia e la supporta come strumento di riduzione del danno, noi la vietiamo e la ostacoliamo per interesse erariale, come da parole dei giudici costituzionali. Il prolungato silenzio del ministro Lorenzin, d’altronde, vale più di mille parole”.

A parte i posti di lavoro a rischio, l’indotto e tutto il resto c’è un prezzo alla stretta sulle e-cig che oggi non si vede ma domani potrà essere più chiaro: il mondo scientifico ha da tempo chiarito che la sigaretta elettronica riduce i danni da fumo e i costi sanitari per lo Stato. Tanto che alcuni paesi, come l’Inghilterra, guardano avanti per capire come incentivarne la diffusione a fini di tutela della salute pubblica. L’Italia, presa dalla logica dell’incasso, sembra guardare indietro. Con l’emendamento del governo le regole dei nuovi dispositivi, materiali e sostanze si modellano secondo quelle del vecchio tabacco. Sintomatici i riferimenti di legge del testo: “Trovano altresì applicazione ai medesimi prodotti di cui al comma 5 e 5-bis le disposizioni di cui all’articolo 96 della Legge 17 luglio 1942, n.907”. Si legifera come 75 anni fa, quando si tratta di tassare l’aria.

 

Articolo Precedente

Il caso Boschi spiegato a Matteo Renzi

next
Articolo Successivo

Etruria, l’iperattivismo del governo raccontato da Visco. Ecco perché non si tratta di un assist ma di un affondo

next