E’ un ritratto privato quello che Pappi Corsicato ha dedicato al suo amico Julian Schnabel. Ed è un ritratto che trasuda affetto, stima, desiderio di estrarre quell’imponderabilità riferita al concetto di genio. Dal non casuale titolo Julian Schnabel. A Private Portrait, il documentario del regista/artista napoletano sul collega americano arriva da lontano, ovvero dalla profonda amicizia iniziata a fine anni 90, quando Corsicato viveva a New York.  Dopo la première mondiale nella Grande mela, scenario natìo al Tribeca Film Festival il film arriva in Italia, evento nelle sale il 12 e 13 dicembre. Corsicato ha conosciuto personalmente l’artista newyorkese grazie a Francesco Clemente: “da allora – spiega il regista partenopeo – diventammo subito grandi amici”.

La costante frequentazione di vita pubblica e privata ha permesso a Pappi di proporre a Julian un documentario su di lui. Era il 2013 e una volta avuto l’ok dall’amico, Pappi si è ri-trasferito a NY con l’intento di “passare quanto più tempo possibile insieme, per raccogliere non solo gli aspetti artistici di Julian ma anche l’originale personalità, il suo stile di vita”. Per Corsicato, infatti, Schnabel è l’incarnazione dell’american dream: un ragazzo di umili origini che si trasforma con talento, energia e ambizione in uno dei più grandi, influenti e originali artisti della sua generazione.  Senza trascurare che i due sono anche colleghi di Settima arte: sono solo cinque i film che portano la firma registica di Julian Schnabel, ma almeno due di essi – Prima che sia notte del 2000 e Lo scafandro e la farfalla del 2007 – restano indimenticabili gioielli.

Girato con solo due telecamere, il “Private Potrait” restituisce due anni di vita di Schnabel, “esplorato” mentre dipinge, allestisce una mostra, è in vacanza con la famiglia che interamente è stata intervistata accanto a non pochi membri della comunità artistica e intellettuale di cui Julian è parte integrante: da Jeff Koons ad Al Pacino, da Bono a Willem Dafoe, fino naturalmente alla cara Laurie Anderson, vedova del compianto Lou Reed a cui Schnabel era legato da profondo affetto.

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