Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che sabato ha cantato “Fusani te quiero” alla Chiesa di Santo Gozi Martire, accompagnato da Gilmour alla chitarra e Don Backy al bandoneon. E’ stato bello. Altre considerazioni.

1. C’è una legge ad personam che impedisce agli avversari di battere l’Inter. Chiunque, sabato sera, avrebbe perso contro quella Juve lì. Chiunque. Tranne l’Inter. La quale, dopo i trenta minuti iniziali in cui è parsa messa meglio in campo, ha superato la metà campo sì e no tre volte e non ha mai tirato in porta neanche con la fionda di Severgnini. E’ scudetto.

2. Il tricolore vinto con agio smargiasso dal Marchiano Luciano deriva da vari fattori. Il culo. La tigna. Il carattere. Il culo. Un portiere mostruoso. Una difesa mostruosa. Il culo. Abnegazione. Spirito di squadra. Senso del sacrificio. Il culo. E dimenticavo il culo.

3. Quasi a non voler disturbare il giusto idillio del Marchiano Luciano, dietro di Lei pareggiano tutte. A partire dalla Roma, che impatta contro un Chievo blindatissimo che in casa aveva già fermato il Napoli. Alcuni lettori romanisti ce l’hanno – inutilmente – con me perché ho sempre scritto che la Roma attuale è un’ottima squadra, ma non è da scudetto. E’ dietro a Juve e Napoli e non è superiore all’Inter: quindi è da terzo o quarto posto, che è comunque un gran risultato. Ribadisco. E Di Francesco sta lavorando benissimo.
3 bis. Ieri Sorrentino mi è parso ottimo anche come portiere e non solo come regista, sebbene paghi l’età e certe lungaggini de La grande bellezza.

4. La Roma, alla lunga, può pagare la Champions League: gran girone con Chelsea e Atletico Madrid, ma forse non ha la rosa per reggere tali ritmi. Vale anche per il Napoli: Mertens è stanco, Insigne infortunato e Francesco Modugno non si sente bene. Il Che Gue Sarri ha rovesciato il sagrato dopo l’eliminazione di mercoledì, ma in realtà doveva festeggiare: non avrebbe mai vinto la Champions League, quindi sticazzi. Dovrebbe uscire in fretta pure dall’Europa League. Quest’anno, per il Commodoro Marxista, esistono solo due cose: la Bolivia e lo scudetto. La Bolivia, per ricordare che la vita non arride quasi mai ai rivoluzionari. E lo scudetto, per gridare “suca!” in faccia a Pucci quando sarà maggio.

5. Non so voi, ma ogni volta che vedo Griezmann che fa quelle facce da ebete mentre si rade, e poi fa quel ballettino sommamente empio a fine spot, mi viene quasi voglia di Bokassa.

6. Il Milan è una squadra devastata psicologicamente. Parte bene, segna, si fa riprendere e si spegne. Nella ripresa dorme, si accende, segna. E lì si terrorizza ancora da sola. Contava solo vincere, ma Gattuso dovrà lavorare tanto: anzitutto sulla testa. Il gol di Verdi, una delle tante cessioni scriteriate del Milan, non era neanche quotato. Come un anno fa, gli unici irrinunciabili restano Jack (ieri doppietta) e Suso (ieri leziosissimo). Strazianti le involuzioni di Kalinic e Biglia (che neanche gioca più). Bonucci sembra ormai uno qualsiasi. Nota di merito a Borini, l’unico nuovo acquisto che rende, e Montolivo.
6 bis. Già chiara la tattica di Gattuso: “O vincete, o vi faccio un culo così”.
6 ter. André Silva ha la grinta di Speranza.

7. La Viola non prende reti da 245 minuti ed è al quarto risultato utile consecutivo (ma tre su quattro sono pareggi). Il dato saliente è però un altro: anche la Fiorentina ha operato per consegnare lo scudetto al Marchiano Luciano. Prima ha ferma la Lazio e poi il Napoli. Il Marchiano Luciano festeggia. E Pioli sogna l’Europa League.
7 bis. Lorenzo Minotti, su Sky, è chiaramente doppiato dal sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Fateci caso: hanno le voci uguali. Anche se come politico Minotti mi convince di più.

8. Ancora un rinvio a Marassi. Oddo è testa pensante e merita fortuna. Harakiri Verona. Tre punti d’oro per il Sassuolo. La Samp prima si vede negato due volte il 3-0 dal fulgido Cragno e quindi sconta la mitraglia, complice un Viviano sin troppo dadaista nei rinvii.
8 bis. Lazio-Torino la vedrò a casa della Morani. Quattro salti in padella e Bacardi Breezer.

9. Alberto Grassi ha 22 anni e gioca nella Spal. La squadra è sotto di due gol e lui si inventa un colpo di taekwondo pazzesco. Gol? No, palo. Il ragazzo bestemmia, però in scioltezza. Quasi con grazia. Pochi minuti dopo: cross in area, stacca Grassi. Gol? No, palo. Il ragazzo bestemmia, stavolta con meno scioltezza. E ancor meno grazia. Poi la Spal pareggia su rigore, ma Grassi non c’era già più: era andato a picchiare Nardella dalla rabbia.

10. I capelli di Diego Lopez, allenatore del Cagliari, sono la prova inconfutabile di come la legge di gravità sia una fake news.

A lunedì.

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