In Italia l’occupazione continua la sua crescita: nel terzo trimestre – quello estivo – le persone al lavoro aumentano rispetto al trimestre precedente di 79mila unità (+0,3%) che su base annua diventano 303mila (+1,3%). A dirlo sono i dati dell’Istat. Il tasso di occupazione, pari al 58,1%, risulta il più alto dal primo trimestre del 2009.

La crescita congiunturale dell’occupazione, spiega l’Istat, è “dovuta all’ulteriore aumento dei dipendenti (+101mila, +0,6%), soltanto nella componente a tempo determinato a fronte della stabilità del tempo indeterminato“. Continuano invece, fa presente l’Istituto, “a calare gli indipendenti (-22mila, -0,4%)”. Mentre i dipendenti a termine raggiungono un nuovo record storico: gli occupati a tempo determinato nel terzo trimestre del 2017 risultano pari a 2 milioni 784 mila. E’ il dato più alto da 24 anni, da quando, cioè, si registrano statistiche su questo aspetto.

Non a caso guardando ai dati grezzi, non corretti per gli effetti di calendario, l’aumento degli occupati totalizzato nell’anno è spiegato quasi esclusivamente dalla crescita dei dipendenti a termine, che salgono di 342mila unità. Più contenuto l’aumento tra i tempi indeterminati (+60mila). Il lavoro dipendente nel suo insieme mette così a segno un rialzo di 402mila occupati, in grado di controbilanciare la diminuzione degli “autonomi”. L’Istat registra tra gli indipendenti una contrazione di 99mila unità, sempre nel confronto annuo.

Il tasso di occupazione cresce così di 0,2 punti rispetto al trimestre precedente, recuperando, appunto, i livelli post-recessione, come dimostra anche il numero assoluto delle persone con un lavoro, pari a 23 milioni 74mila (anche qui un nuovo massimo, il valore più alto dalla fine del 2008). In generale l’Istat fa notare come la crescita dell’occupazione riguardi “entrambi i generi e tutte le ripartizioni ed è più intensa per le donne e nel Mezzogiorno“. Inoltre, si evidenzia nel report sul terzo trimestre, “torna a crescere l’occupazione per i giovani 15-34 anni e il relativo tasso di occupazione, sia in termini tendenziali sia congiunturali”.

Nel terzo trimestre il tasso di disoccupazione è però rimasto stabile all’11,2%, lo stesso livello del trimestre precedente, quando si è toccato il valore più basso dal quarto trimestre del 2012. L’Istat sottolinea che il tasso risulta stazionario dopo due cali consecutivi. A confronto con l’anno prima invece la disoccupazione diminuisce di 0,4 punti. I disoccupati si attestano quindi a 2 milioni 909mila, anche qui pressoché stabili sul trimestre precedente (+0,1%). Se si guarda al dato grezzo, non corretto per gli effetti di calendario, nel terzo trimestre il tasso di disoccupazione si ferma al 10,6%, con una riduzione su base annua delle persone in cerca di lavoro pari a 71mila unità (-2,5%). Analizzando le diverse fasce d’età, si rilevano diminuzioni sia per i 15-24enni (tasso al 32,3%, -2,2 punti su base annua) che per i 25-34enni (al 15,9%, -1,3 punti).

A diminuire, dice l’Istat, sono gli “scoraggiati” che sono stati circa 100mila in meno in un anno. Si tratta degli “inattivi”, cioè coloro che vorrebbero lavorare ma non cercano un impiego perché ritengono di non riuscire a trovarlo. La riduzione ormai prosegue “ininterrotta da dieci trimestri” ma i ritmi si fanno sempre “più intensi”, portando nel terzo trimestre il ribasso al 5,7% (-101mila unità). Tuttavia il numero assoluto resta ancora elevato, pari a 1 milione 651mila, soprattutto tra le donne: le “sfiduciate” sono oltre un milione.

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