Bisogna rassegnarsi e sfruttare al meglio gli anni che ci restano. Per vivere? Certamente, ma in questo caso anche solo giusto per il piacere di tenere il volante in mano. Perché sembra sempre più sicuro che ce lo toglieranno, a causa di una trasformazione radicale del trasporto individuale che sta muovendo i primi passi. Giusto questa settimana, sull’argomento si sono registrati due interventi piuttosto significativi, accomunati dalla cosiddetta entrata a gamba tesa cara al gergo calcistico, poiché entrambi hanno tratteggiato nettamente la fine pressoché certa dell’automobile come la conosciamo.

Per prime sono giunte le parole di Bob Lutz, dirigente di punta di lunga data, ora parzialmente in pensione e già ai vertici di compagnie come Ford, General Motors, Chrysler e BMW, affermando dalle colonne di Automotive News che “i giorni dell’auto personale sono contati: enormi flotte di veicoli a guida autonoma sostituiranno i veicoli che conosciamo, la cui fine potrebbe giungere anche entro una ventina d’anni. L’industria automobilistica si trova su una curva di cambiamento in accelerazione: per centinaia di anni il cavallo è stato il primo motore degli esseri umani, mentre negli ultimi 120 lo è stata l’automobile. Ora, ci stiamo avvicinando invece verso viaggi in moduli standardizzati, alla fine dell’evoluzione completamente autonomi senza alcuna capacità per il conducente di esercitarne il controllo”.

Sin qui, passi: opinione delle più autorevoli tra gli addetti ai lavori, ma è una voce. Poi però, pochi giorni dopo si è aggiunta una ricerca dell’autorevole società londinese di consulenza industriale, IHS Markit, secondo la quale le vendite globali di veicoli diminuiranno consistentemente nei prossimi due decenni, via via che i consumatori si sposteranno su servizi di mobilità a consumo, come quelli di Uber, Lyft, la cinese Didi Chuxing e delle varie formule di condivisione. Di quanto è la stima di questo calo? Ingente assai, dato che si parla di una discesa dagli attuali 67 milioni di veicoli all’anno ad appena 54 già entro il 2040, sommando le vendite di Stati Uniti, Europa, Cina e India.

Della ricerca trae un sunto articolato il portale americano Businessinsider, aggiungendo anche un altro dato rilevante: sempre nel 2040, poco più di un ventennio, ancora più dell’80% dei veicoli venduti in tutto il mondo utilizzerà sempre una forma di motore a combustione alimentato con derivati del petrolio (includendovi le ibride per circa un 14%), mentre quelli unicamente a propulsione elettrica rappresenteranno ancora appena il 19% circa delle vendite. Cifra tra l’altro confrontabile con quella emersa da un’altra previsione, pubblicata da Boston Consulting Group lo scorso 2 novembre, che stima la produzione di auto elettriche al 14% entro il 2030.

Futuro autonomo elettrico o ancora a benzina, ad ogni modo commenta così l’esito dello studio il vice presidente di IHS Markit, Daniel Yergin: “La rivoluzione è appena nel suo stadio iniziale, ma a compimento realizzerà un fantastico paradosso automobilistico: ci sposteremo più che mai per mezzo dell’automobile, avendone contemporaneamente molto meno bisogno a livello individuale. A tutto vantaggio della qualità del nuovo futuro automobilistico”.

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