La giudice della Audiencia Nacional Carmen Lamela ha ordinato l’arresto immediato del vicepresidente Oriol Junqueras e di sette ministri del Govern catalano destituito del President Carles Puigdemont. Si tratta di Jordi Turull (presidente), Raül Romeva (Esteri), Josep Rull (Territorio), Carles Mundó (Giustizia), Meritxell Borràs (Cultura), Joaquim Forn (Interni) e Dolors Bassa (Lavoro): sono tutti accusati di ribellione, sedizione e malversazione di fondi pubblici in relazione all’organizzazione del referendum in Catalogna il primo ottobre scorso. E saranno tutti portati immediatamente in carcere, ad Aranjuez ed Estremera. L’unico a non finire in prigione è Santi Vila, che è stato l’unico a rispondere alla domande dei giudici per 40 minuti. Soltanto a lui è stato concesso il rilascio in libertà condizionata su pagamento di una cauzione di 50mila euro.

La giudice ha così accolto la richiesta della procura sui membri del governo che si sono presentati in Tribunale, mentre deciderà venerdì sul mandato di arresto europeo contro il Presidente catalano Carles Puigdemont e i suoi 4 ministri che si trovano in Belgio e che oggi, come previsto, non si sono presentati a Madrid per essere interrogati. Davanti alla Corte Suprema si sono invece presentati la presidente del Parlament catalano, Carme Forcadell, e gli altri cinque componenti della Mesa del Parlament, Lluís María Corominas, Lluis Guinó, Anna Simó, Ramona Barrufet e Joan Josep Nuet. Ma il giudice Pablo Llarena ha ordinato su richiesta della procura la vigilanza di polizia per Forcadell e per altri cinque indagati, in vista della loro deposizione che è stata rinviata al 9 novembre. I difensori degli imputati hanno chiesto il rinvio per l’esiguità dei tempi concessi, due giorni compreso il festivo del primo novembre, per preparare gli interrogatori.

Per protestare contro gli arresti migliaia di persone sono scese in piazza in tutte le città catalane – in particolare a Barcellona, Girona, Badalona, Tarragona, Lleida – rispondendo all’appello delle organizzazioni della società civile indipendentista. Tutti i leader hanno lanciato appelli perché la popolazione mantenga la calma. Lo stesso appello è stato lanciato, “nell’indignazione”, dalle segretarie di Erc e Pdecat, Marta Pascal e Marta Rovira. Gli avvocati degli otto detenuti hanno detto che anche da parte loro, prima di essere portati via, nei furgoni cellulari sono venuti appelli “alla tranquillità”. In giornata centinaia di persone si sono riunite davanti al Palazzo della Generalità nella capitale catalana gridando “Puigdemont è il nostro Presidente”, “Llibertat!” e cantando l’inno di Els Segadors, l’inno nazionale. E una risoluzione adottata oggi dal consiglio comunale di Barcellona afferma che quello di Puigdemont è il “governo legittimo” della Catalogna.

Puigdemont resta in Belgio insieme agli ex ministri Clara Ponsatí, Antoni Comín, Lluís Puig e Meritxell Serret. L’ex presidente resta in silenzio per tutta la giornata, poi in serata twitta: “Il governo legittimo della Catalogna incarcerato per le sue idee e per essere stato fedele al mandato approvato dal parlamento catalano”. Lui e gli ex ministri che si trovano all’estero hanno lasciato martedì l’hotel Charbord nel centro della città e si sono spostati altrove “per motivi di sicurezza”, hanno riferito le fonti, non precisando dove si trovino ora. Il legale di Puigdemont, il belga Paul Bekaert, ha detto ai media olandesi che tenterà di evitare il carcere preventivo per il suo cliente, nel caso sia emesso un mandato d’arresto europeo. Non ha tuttavia precisato se rappresenterà anche gli altri ex funzionari catalani che si trovano in Belgio.

L’udienza per la detenzione dei leader indipendentisti – Forcadell, invece, al termine dell’udienza in Corte Suprema ha ringraziato in un tweet chi si è presentato all’Audiencia Nacional. La giudice della Audiencia Nacional Lamela è la stessa che a metà ottobre aveva ordinato il carcere preventivo per i leader indipendentisti Jordi Sanchez e Jordi Cuixart per presunta “sedizione” per le manifestazioni pacifiche di Barcellona del 20 e 21 settembre. Domani alle 10.15 l’udienza dei due, leader delle organizzazioni indipendentiste Asamblea Nacional Catalana e Omnium Cultural, che confermerà o meno la detenzione preventiva.

 

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