A 38 anni dalla strage della stazione di Bologna ci sarà un nuovo processo per una persona accusata di coinvolgimento nell’attentato. Il gup Alberto Ziroldi ha infatti rinviato a giudizio l’ex Nar Gilberto Cavallini, con udienza davanti alla Corte di assise il 21 marzo 2018. All’ergastolo per altri fatti, la Procura gli contesta di aver dato supporto a Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, condannati in via definitiva per l’esplosione con 85 morti e 200 feriti del 2 agosto 1980.

La Procura di Bologna aveva chiesto il rinvio processo lo scorso 2 maggio. Cavallini, all’ergastolo per altre vicende a Terni, dopo un’archiviazione nel 2013 per la strage, è tornato nel mirino per il coinvolgimento nell’attentato sulla base del dossier presentato dall’Associazione dei familiari delle vittime. A marzo la Procura gli aveva notificato la chiusura indagine, Cavallini non aveva chiesto di essere interrogato e il suo difensore, l’avvocato Mattia Finarelli, aveva presentato una memoria scritta.

“Si tratta di una rilettura di atti giudiziari trentennali e per noi, come già detto, non c’è nulla di nuovo rispetto all’archiviazione del 2013. La nostra speranza è che il giudice possa pronunciare un proscioglimento” aveva all’epoca detto il difensore. L’ipotesi dell’accusa – il pool di Pm è coordinato dal procuratore capo Giuseppe Amato – è che Cavallini abbia partecipato alla preparazione della strage, fornendo ai condannati supporto e covi in Veneto. L’ex Nar sconta il massimo della pena per alcuni omicidi politici, tra cui quello del giudice Mario Amato, poche settimane prima della strage di Bologna. Fu l’ultimo della banda di terroristi a essere catturato, a Milano, nel settembre 1983 e fu condannato per banda armata nello stesso processo che portò all’ergastolo Mambro e Fioravanti, mentre Ciavardini, minorenne nel 1980, ebbe una condanna a 30 anni.

La rilettura delle migliaia di pagine di atti processuali definisce secondo l’accusa un ruolo più preciso di Cavallini nella preparazione
della bomba nella sala d’aspetto di seconda classe che devastò un’ala dello scalo bolognese. Atti emersi nel processo a Ciavardini e trasmessi alla Procura indicarono in Cavallini il procacciatore dei covi in Veneto per la latitanza dei complici. A Villorba di Treviso, alla vigilia dell’esplosione, in uno di quei covi si sarebbe radunato il nucleo operativo dei Nar. Una precedente lettura di quelle vicende aveva portato nel 2009 la Procura a chiedere l’archiviazione, che il gip dispose nel 2013. Due anni dopo arrivò il corposo esposto-dossier dei
familiari. Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, lo definì “un lungo e approfondito lavoro di ricerca e analisi incrociata di migliaia di pagine di atti giudiziari di processi per fatti di strage e terrorismo dal 1974”.

Tra le novità del dossier, il ritrovamento, tra gli atti del processo bis strage Italicus, “di una corrispondenza che prova l’ospitalità data nel 1984 in Paraguay dal leader ordinovista Elio Massagrande a Licio Gelli e l’interesse a un incontro con Gelli mostrato, in questa occasione, da Paolo Marchetti e Rita Stimamiglio, le stesse persone che ospitarono, nel gennaio-febbraio 1981 a Padova, Fioravanti, Mambro e Cavallini”. A febbraio 2015 era stata invece archiviata l’inchiesta bis aperta sulla cosiddetta ‘pista palestinese‘, che vedeva indagati i terroristi tedeschi Thomas Kram e Margot Christa Frohlich. La stessa Procura ha chiesto invece l’archiviazione per il fascicolo sui mandanti, rimasto contro ignoti. L’associazione dei familiari delle vittime si è opposta e anche in questo caso ci sarà un’udienza davanti ad un gip, per decidere se archiviare o meno.

Cavallini non era presente in udienza alla lettura della decisione del giudice, che ha emesso un’articolata ordinanza in cui ha anche motivato le ragioni per cui ha respinto l’eccezione difensiva sulla sussistenza del ‘ne bis in idem‘, secondo cui l’imputato, condannato per banda armata nel processo sulla Strage, era già stato giudicato per le medesime condotte che gli sono ora contestate.

Erano invece presenti una decina di familiari delle vittime, soddisfatti al termine dell’udienza. Sono novanta le parti civili costituite, tra cui anche la Presidenza del Consiglio, la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Bologna. Nell’insistere sulla richiesta di giudizio, i Pm Antonello Gustapane e Antonella Scandellari hanno ribadito che Cavallini avrebbe quantomeno supportato la preparazione dell’attentato, fornendo supporto logistico: alloggio, vettura e documenti falsi agli altri tre.

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