Ricevo di tanto in tanto delle mail da parte di persone che mi chiedono come si diventa giornalista di viaggi. La discussione che ne nasce è di solito abbastanza piacevole, tranne in quei casi in cui:
a) ti accorgi di parlare con qualcuno che vorrebbe solo viaggiare, ma non sa o non vuole scrivere;
b) ti rendi conto che, piuttosto che Kerouac o Quilici, il tuo interlocutore ha come punti di riferimento influencer autoproclamati che non commettono errori di scrittura solo quando devono scrivere gli hashtag dei brand che pubblicizzano.

Il web è pieno di articoli che spiegano, più o meno superficialmente, come si diventa travel blogger. Li troverete con un paio di clic su Google. Io vorrei fare invece una cosa più divertente: dare un giudizio – assolutamente personale – su alcuni blog che seguo e su altri diari online in cui, non sempre fortunatamente, mi sono imbattuto. Non vi darò quindi regole, ma esempi pratici. Scegliete voi quale fa al caso vostro.

1. Tachicardia di Carlos Solito 
Visto che di Carlos Solito ci sono perlopiù cose da apprezzare e da cui prendere esempio, partirò con l’unica che non mi fa impazzire. Penso che la sua scrittura sia a volte un po’ troppo retorica e onomatopeica, votata al ricorso a immagini e a suoni con l’obiettivo ambizioso di esplodere come un fuoco d’artificio davanti agli occhi di chi legge. Resta il fatto che di autori simili non ce ne sono molti in giro. Pugliese verace, Carlos è uno che ha a cuore la sua terra e non manca mai di celebrarla nei suoi articoli, nei suoi cortometraggi, nelle sue foto e nei suoi libri. Difficilmente riuscirete a essere come lui. Ma tentar non nuoce.

2. I viaggi di Ale di Alessandro Marras
Se vi considerate seducenti e fotogenici e pensate che la vostra faccia stia meglio davanti a una telecamera che allo schermo del pc, allora I viaggi di Ale può diventare una discreta fonte di ispirazione. Ma attenzione: per realizzare un prodotto simile – una narrazione video ben costruita, rafforzata da un fuoco di fila di post sponsorizzati sui social, anche (mah!) non collegati alla promozione di contenuti “turistici” – dovete mettere in conto che: video maker non ci si inventa all’improvviso; Marras ha lavorato come assistente regista a “Le falde del Kilimangiaro”, prima di mettersi in proprio. E poi che vi ritroverete a passare buona parte del vostro viaggio a riprendere i luoghi che visitate, piuttosto che viverli davvero. Ma questo ultimamente non sembra essere un grosso problema.

3. Human Safary di Nicolò Balini 
Un vero esempio da seguire se volete diventare youtuber di viaggi o travel blogger. Il ragazzo, uno dei più seguiti della Travel community italiana, ha lavorato come agente di viaggio prima, anche lui di mettersi in proprio. Unendo la passione per i viaggi a quella per la fotografia e i social ha creato un format giovane, fresco e anche professionale. Riesce a divertirsi e a divertire, senza bisogno di far pubblicità a rasoi o auto.

Come si diventa travel blogger. Ecco alcuni modelli da seguire, e altri da evitare

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