Qual è il futuro dei nostri ragazzi? Tenere l’ombrello ai politici. Se fino a ieri avevamo visto la figura del portaborse ora è arrivato il portaombrello. Non sappiamo ancora come sarà inquadrato a livello contrattuale, quale lo stipendio, se si tratterà di un’assunzione con i voucher o con un contratto ad hoc.

E’ accaduto a Sulmona durante la manifestazione Fonderia Abruzzo organizzata dalla Regione alla Badia celestiniana: “Una due giorni per raccogliere le intelligenze e i pensatori italiani e abruzzesi, e con loro immaginare funzione, collocazione ed identità dell’Abruzzo e le politiche conseguenti”. Per immaginare il futuro di questa terra le teste dei politici chiamati a intervenire dovevano essere ben riparate dal sole tanto che cinque giovani si sono “volontariamente attivate” per salvaguardare le teste del ministro alla Coesione territoriale Claudio De Vincenti; del presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso e degli altri intervenuti.

La polemica ha preso il via da un post pubblicato sul profilo Facebook dell’esponente del Partito democratico abruzzese Alexandra Coppola.

Di fatto però, al di là che si sia trattato di “ombrelline” od “ombrellini”, siamo di fronte a una scena d’altri tempi: avevamo visto imperatori e papi farsi tenere l’ombrello sopra la testa, ma ci mancavano i politici italiani.

A spiegare il tutto ci ha pensato il portavoce del presidente della Regione Fabrizio Santamaita sulla pagina Facebook del presidente stesso:

Secondo il portavoce del presidente regionale abruzzese si è trattato, quindi, di “una non-notizia, una boutade estiva giustificabile solo da una domenica senza la possibilità di andare in spiaggia”. In fondo, si legge ancora, “è stato necessario l’improvviso utilizzo di ombrelli per riparare i relatori dalla pioggia (al mattino) e dal sole (nel pomeriggio) poiché il palco era scoperto. Non appena si è verificata l’emergenza, alcuni volontari dotati di ombrello si sono attivati autonomamente“. E’ chiaro che “scherzi a parte, la natura strumentale di questa polemica è lampante. I commenti di chi ha visto in questa vicenda un affronto alla parità di genere sono davvero fuori luogo o comunque frutto di disinformazione. Per il resto, c’è chi si attacca a un ombrello pur di avere un po’ di visibilità mediatica“, conclude il portavoce del presidente D’Alfonso.

Per quanto mi riguarda, non voglio entrare nella polemica sulla questione di genere. Passi che al mattino sotto la pioggia vi sia stata questa necessità improvvisa dovuta alla pioggia, ma nel pomeriggio c’era proprio bisogno di usare alcune giovani per farsi riparare dal sole? Guardando poi la diretta trasmessa dal quotidiano “Il Centro”, si nota che sopra le teste dei relatori c’era comunque un riparo. E poi, se proprio stavano morendo di caldo, forse sarebbe bastato togliere la giacca d’ordinanza e scogliere il nodo della cravatta.

Il problema è un altro: chi sono queste ragazze? Che lavoro fanno nella vita? Quanti anni hanno? Erano davvero volontarie?
Ecco, da maestro vorrei che nessuno dei miei alunni/e finisse a fare il/la portaombrello di chicchessia. L’immagine ricavata dal dibattito del primo luglio non è per nulla rassicurante. Anzi, racconta meglio di tante parole l’Italia: loro, i politici, seduti, comodi sulla loro poltrona, a parlare, a spiegare, a pensare il futuro. In piedi, scomodi, senza parola, i giovani. Ai miei alunni non vorrei mai far vedere questa fotografia, ma un’altra Italia.

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