Le migrazioni saranno uno dei grandi fenomeni che affronteremo sempre più nei prossimi decenni, e andrà gestito con pragmatismo e lungimiranza, senza strumentalizzazioni. Per capirne la portata, partiamo dai numeri dell’Unhcr: tra l’1 gennaio e il 30 aprile del 2017 sono sbarcate 37.142 persone; negli stessi quattro mesi del 2016, gli sbarchi sono stati 27.933. Quest’anno è arrivato via mare il 33% di migranti in più e solo in aprile sono stati 12.901 migranti, il 41% in più del 2016.

È un’invasione, come si grida da una certa ala del Parlamento? È un business in cui vi sono organizzazioni che guadagnano sulla pelle delle persone? Alla seconda domanda deve rispondere la magistratura con un’inchiesta seria, mossa da presupposti dotati di appiglio probatorio, senza speculazioni politiche sulla pelle di disperati che non chiedono altro che un futuro migliore. Alla prima, invece, posso con chiarezza rispondere da solo: non si tratta di un’invasione. 

Il numero dei migranti arrivati in rapporto alla popolazione è ancora basso per poterne parlare in termini bellici. Ma è un numero comunque troppo alto per poter essere ignorato, delegando tutta la gestione del fenomeno a chi lavora sul fronte dell’emergenza, agli amministratori locali che fanno miracoli per coadiuvare assistenza e sicurezza dei cittadini, al terzo settore che costituisce il valore aggiunto dell’Italia nella gestione degli ultimi.

Al primo posto va messa la coesione sociale e la sicurezza dei nostri concittadini, senza se e senza ma. Ecco perché è giusto sostenere la legge d’iniziativa popolare, concepita per rispondere all’immigrazione con tre elementi: accoglienza, lavoro, inclusione. Iniziativa dal titolo: Ero straniero – L’umanità che fa beneAccogliere i migranti e lavorare per renderli davvero parte della nostra comunità, nel rispetto assoluto delle nostre leggi. Non è un caso che il titolo citi uno dei passi del Vangelo: il suo motore è, infatti, don Virginio Colmegna, che da 13 anni si dedica ogni giorno all’accoglienza di chi è in difficoltà. Lo fa alla Casa della Carità, una delle realtà più belle di Milano.

Parlo ovviamente di bellezza umana: quella del fare qualcosa per gli altri, anche per essere esempio e stimolare così un evoluzione culturale nei riguardi di chi migra per lasciarsi alle spalle un destino cieco senza speranza. Don Colmegna è il promotore di questa legge, che spinge a tradurre il cambiamento culturale in cambiamento giuridico. La proposta vuole superare la legge Bossi-Fini ed è sostenuta da personalità politiche (tra gli altri Emma Bonino, Luigi Manconi, Riccardo Magi), da esponenti di rilievo del terzo settore, da Arci e Acli, e da numerosi sindaci.

La proposta di legge si intitola Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari. È costituita da 8 articoli, con i quali si vogliono introdurre elementi di forte cambiamento all’assetto attuale della gestione dei fenomeni migratori.

In estrema sintesi:
– introduzione di un permesso di soggiorno temporaneo per cercare lavoro;
– attività di intermediazione tra datori di lavoro italiani e lavoratori stranieri non comunitari;
– reintroduzione del sistema dello sponsor;
– regolarizzazione su base individuale degli stranieri “radicati”;
– nuovi standard per riconoscere le qualifiche professionali;
– misure per includere chi richieda asilo attraverso il lavoro dei richiedenti asilo;
– godimento dei diritti previdenziali e di sicurezza sociale che siano stati maturati;
– uguaglianza nelle prestazioni di sicurezza sociale;
– maggiori garanzie per affermare il diritto alla salute dei cittadini stranieri;
– effettiva partecipazione alla vita democratica col voto amministrativo;
– ultimo, ma tutt’altro che ultimo per la sua importanza: abolizione del reato di clandestinità.

Come per ogni legge di iniziativa popolare, è necessario raccogliere 50mila firme in sei mesi per portare il testo in discussione in aula. Appoggio che va dato dopo una discussione seria e non ideologizzata, perché si fa buona politica quando problemi così complessi vengono affrontati e risolti con proposte. A tal proposito, un’ottima occasione di confronto e di partecipazione, sarà l’appuntamento a Milano con la manifestazione 20 maggio senza muri, che porterà nelle strade l’urgenza di avere una società più accogliente.

Un evento che ancora una volta dimostra l’anima di una città che è sempre stata al centro dell’attivismo sociale, e della grande apertura dei suoi cittadini. Un “modello Milano” che ha portato ieri, grazie al lavoro del Pd, all’approvazione di un protocollo per l’accoglienza diffusa dei migranti sul territorio, obiettivo che ha fatto dire al ministro Minniti: “Oggi consegniamo all’Italia il modello Milano che tiene assieme accoglienza e qualità, un progetto di accoglienza diffusa in cui ognuno si assume le sue responsabilità”.

Un modello di cui come cittadini milanesi dobbiamo essere orgogliosi.

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