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Caso Uva, il testimone Alberto Biggiogero uccide il padre con una coltellata

L'omicidio è avvenuto a Varese intorno alle 18.30 di mercoledì. Biggiogero, amico di Giuseppe Uva, fu portato insieme a lui in caserma dai carabinieri la notte del 14 giugno 2008 e divenne il testimone chiave del processo sulla morte del giovane.. Durante il dibattimento era emersa la sua personalità borderline e l'abuso di alcol e stupefacenti
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Alberto Biggiogero, il supertestimone del caso Uva, ha ucciso suo padre con una coltellata, intorno alle 18.30 di mercoledì. L’omicidio è avvenuto in viale dei Mille a Varese, al termine di una lite all’interno della casa di famiglia. L’uomo ha colpito all’addome il genitore, Ferruccio Biggiogero, uccidendolo. Sulle cause del gesto sta indagando la polizia. Durante il processo Uva era emerso come Biggiogero jr. avesse una personalità borderline e abusasse di alcol e stupefacenti.

“Non riesco a crederci: in questo periodo Alberto era tranquillo, mi ha mandato un messaggio ieri invitandomi a teatro, al suo spettacolo, perché stava studiando recitazione”, ha spiegato in lacrime Lucia Uva. La sorella di Giuseppe Uva e amica di Alberto Biggiogero ha raccontato che “Alberto aveva smesso di bere e di assumere droghe”. “Sono sconvolta“, ha aggiunto.

Il caso sulla morte di Giuseppe Uva (nella foto) risale al 14 giugno 2008: l’uomo, 43 anni, muore su un letto del reparto psichiatrico dell’ospedale di Circolo di Varese, dopo essere stato trattenuto per oltre due ore nella caserma dei carabinieri di via Saffi. Quella sera, Giuseppe e il suo amico Alberto, transennarono una strada di Varese, ma furono sorpresi e fermati da una pattuglia dei carabinieri e portati in caserma. Biggiogero racconterà di essere rimasto solo in una stanza e di aver sentito le urla del suo amico. Così chiama il 118, ma l’operatore del servizio telefona a sua volta alla caserma per accertarsi dell’accaduto. Il carabiniere che riceve la telefonata smentisce che stia succedendo qualcosa di grave. Giuseppe Uva morirà la mattina dopo.

I giudici della Corte d’assise di Varese nell’aprile dello scorso anno hanno assolto due carabinieri e sei poliziotti dall’accusa di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona. Il pm Daniela Borgonovo, che aveva chiesto l’assoluzione, definì Alberto Biggiogero, l’unico testimone, “non attendibile“ perché “ha prima affermato una cosa e poi un’altra” e, oltre a essere tossicodipendente, “quella sera era completamente ubriaco”. Sentito a dibattimento, disse il pm, non ricordava nemmeno il contenuto della denuncia “contenente fatti gravissimi” che aveva presentato.

Nell’impugnazione in appello della sentenza, la procura generale di Milano ha però indicato lo “stress derivante dalla costrizione e privazione della libertà personale” come cause della morte di Uva. Il provvedimento dell’ottobre scorso, a firma del sostituto pg Massimo Gallo, ha definito la sentenza di assoluzione “motivata in modo estremamente sommario”. Inoltre ha ritenuto che la Corte d’Assise di Varese non avesse tenuto conto di alcune testimonianze chiave, come quella di Alberto Bigioggero.

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