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Ultimo aggiornamento: 10:09 del 6 Febbraio 2017

Augusta, don Prisutto e i morti per inquinamento: la Spoon River di Sicilia in un documentario

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È diventato noto quando ha cominciato a radunare i suoi fedeli, in chiesa, per leggere i nomi di tutti i morti di cancro della città, compresi di età e tipo di patologia. Un rituale che ha fatto di Augusta la Spoon River di Sicilia.  “Qui sta accadendo uno dei peggiori disastri ambientali della storia d’Europa, perché il caso Augusta è un unicum in Europa”,  dice padre Palmiro Prisutto, il sacerdote che tre anni fa ha iniziato a raccogliere nomi e cognomi, creando un vero e proprio registro parallelo dei tumori.

Quello che si trova in provincia di Siracusa, infatti, è polo petrolchimico più grande dell’Europa meridionale. Qui – al centro del triangolo della morte tra Priolo e Melilli – il tasso di mortalità per tumori è superiore al 30%, i bambini nascono malformati e la patologia più diffusa è il tumore al polmone. Chiunque, ad Augusta, ha perso qualcuno a causa di un tumore. “È un genocidio – diceva il sacerdote al nostro giornale – Il registro ufficiale dell’Asp? È un oggetto misterioso, nessuno riesce ad averlo: sappiamo solo che è aggiornato al 2006”. I dati raccolti da don Prisutto sono stati acquisiti dalla procura di Siracusa che ha aperto un fascicolo sulla questione.

Una storia raccontata dalle inchieste del ilfattoquotidiano.it (leggi) che adesso è diventata un documentario. S’intitola Venerdanda Augusta e a realizzarlo è il regista siciliano Francesco Cannavà. Il documentario – di cui pubblichiamo il trailer in esclusiva – è coprodotto dalla 8 Road Film e da Recplay (produttori: Francesco Cannavà, Vincenzo De Marco, Renata Giuliano, Roberta Putignano e Vanessa Zerda) e sarà presentato al Mercato internazionale del cortometraggio di Clermont Ferrand, in Francia. “Qui – racconta Prisutto davanti alla telecamera -abbiamo una concentrazione industriale che non è presente altrove, ci sono 190 punti d’emissione che non sono facile da controllare: per cui qui non si capisce mai da dove viene l’inquinamento. Né chi ne è responsabile”.

 

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