Primi segnali di altissima tensione su Roma dal caso Monte dei Paschi di Siena. Non c’è solo la richiesta di capitali freschi aggiuntivi arrivata dalla Bce. Dalla Germania, apripista dei falchi europei, arrivano dichiarazioni che non lasciano ben sperare sul destino del dossier della banca senese e, a cascata, dei rapporti tra l’esecutivo Gentiloni e Bruxelles. Convitato di pietra il debito pubblico italiano.  Il match è alle prime battute, che arrivano proprio mentre si attendono i via libera necessari al salvataggio di Stato dell’istituto di credito toscano, per il quale l’esecutivo sta cercando in extremis di scongiurare un bail in che avrebbe conseguenze decisamente dolorose sul Paese. Ed è proprio su questo punto che i desiderata del governo Gentiloni si scontrano con una puntuale rinfrescata di memoria delle regole del gioco che arriva dal nord.

“Molte domande devono ancora avere risposta”, manda a dire a Roma Jens Weidmann, numero uno della Bundesbank e membro del consiglio direttivo dell’Eurotower.  “In linea di principio abbiamo fissato nuove regole, che devono tutelare specialmente i contribuenti e attribuire la responsabilità agli investitori. I denari statali sono previsti solo come ultima risorsa, pertanto l’asticella è alta”, spiega il banchiere centrale tedesco in un’intervista al quotidiano Bild. In concreto, questo significa che “la banca deve essere finanziariamente sana a livello core” e “i soldi non possono essere usati per coprire perdite che sono già previste”. E tutto questo deve “ancora essere attentamente provato”. Qualora “nonostante tutto venisse usato denaro pubblico per il Monte Paschi, a causa dell’elevato debito italiano questo dovrebbe essere in ogni caso controfinanziato“. Un passaggio ambiguo quest’ultimo, che apre spazio ad altre domande, per ora senza risposta, su quali sono le attese del partner europeo rispetto alle necessità di finanziamento del nuovo debito che l’Italia si appresta a contrarre per soccorrere Siena.

Non aiuta certo a sciogliere i dubbi la posizione espressa all’Ansa da Isabel Schnabel, componente del Consiglio di esperti economici della Germania (i cosiddetti “Cinque saggi”), secondo la quale  “le autorità di vigilanza dovrebbero verificare attentamente se Mps non debba essere liquidata gradualmente“. Secondo l’economista “visti i problemi profondi di Mps, ci si può chiedere se una ricapitalizzazione precauzionale sia realmente appropriata“. In caso contrario, “il denaro dei contribuenti potrebbe essere sprecato. Inoltre, qualsiasi iniezione di denaro pubblico dovrebbe prevedere che il governo prenda il controllo e avvii una profonda ristrutturazione della banca”. Più in generale, “è necessaria una profonda pulizia del sistema bancario italiano: le banche insolventi devono essere chiuse, le banche vitali devono essere ricapitalizzate”.

Più ottimista Ignazio Angeloni, membro del consiglio di vigilanza della Bce, che intervistato da La Stampa non sembra vedere errori nell’operato di Roma. Ma non riesce a trovare una risposta non interlocutoria alla domanda finora rimasta implicita circa le valutazioni che Bruxelles potrebbe fare sui 20 miliardi di nuovo debito pubblico messi in cantiere dall’esecutivo.  “Difficile che la Commissione se lo dimentichi quando tornerà sul dossier dei conti italiani. Sul tavolo c’è anche la possibilità di chiedere il sostegno dell’Europa e del Fondo Esm. E’ una strada percorribile?”, chiede l’intervistatore. “E’ una delle possibilità prevista dalle regole europee, ed ha implicazioni tecniche e politiche diverse rispetto alla strada scelta fin qui dal governo”, si limita a rispondere. Per poi ricordare che in fondo la Spagna, che ha scelto la strada degli aiuti comunitari nel 2012 ha avuto “buoni risultati”. E aggiungere che “dal nostro punto di vista più è alto il livello di stabilità garantito dalla strada scelta, meglio è”.

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