”Il signor Berlusconi è un corruttore. E ora se vuole mi quereli”. Chi lo ha detto? Un leader dei Girotondi? Il Fatto Quotidiano? No, Gianfranco Fini, suo alleato di ferro per un buon quindicennio e vicepresidente del consiglio dal 2001 al 2006. Poi la rottura sulla nascita del Pdl e il celeberrimo “Che fai mi cacci?” che il 22 aprile 2010 ruppe la liturgia pastellata tipica delle kermesse berlusconiane. Così al traghettatore dell’Msi in Alleanza nazionale toccò il “metodo Boffo” di stampo felltrian-sallustiano: tre mesi più tardi Il Giornale pubblicò la prima puntata sulla vicenda dell’appartamento di Montecarlo, poi archiviata. Solo che il 28 settembre 2012 il faccendiere Valter Lavitola rese pubblica una lettera in cui sosteneva fra l’altro di aver ricevuto da Berlusconi “400-500 mila euro” di “rimborsi spese” per tirarla fuori. “Spero che gli italiani capiscano ora chi è Silvio Berlusconi”, continuava Fini. “Provo disgusto nei confronti di una persona che davvero merita di essere conosciuto per quello che autenticamente è. E non mi riferisco a Lavitola” (Otto e mezzo, 28 settembre 2012).

Così Fini diventò prodigo di aneddoti che i vituperati ormai ex girotondini potrebbero prendere e incorniciare in salotto. Come quello svelato nel 2013 all’uscita del libro Il Ventennio. Io, Berlusconi e la Destra tradita. L’ex presidente della Camera racconta che “nella primavera del 2010 Berlusconi mi venne a chiedere di intercedere sul presidente dalla commissione Giustizia Giulia Bongiorno perché fosse più disponibile a recepire un disegnino di legge o un emendamento per accorciare i tempi per la prescrizione di alcuni reati. Dissi che non se ne parlava proprio”. Poi capì il senso della richiesta: con quell’intervento la sentenza che il primo agosto di quell’anno avrebbe condannato definitivamente il leader di Forza Italia per frode fiscale “non ci sarebbe mai stata”. Perché – udite udite –  ”Berlusconi pensava di risolvere le sue questioni con leggi ad personam e pur di raggiungere i suoi obiettivi era di una determinazione implacabile. Era invece molto più prudente su altre questioni che generavano polemiche, come l’articolo 18, dove il governo fece marcia indietro”. L’ex alleato, dirà ancora il fondatore di Alleanza nazionale, “è il più grande bugiardo sulla faccia della terra e si convince delle bugie che dice” (9 febbraio 2013).

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