Se si digita su Google il termine “G-Fast” ci si imbatte con termini tecnici relativi a modulazioni, frequenze, connessioni e cavi, e solo dopo aver scorso qualche pagina si scopre che è anche il nome del progetto one Man Band del musicista milanese Gianluca Fasteni.
G-Fast, infatti, è il nome d’arte con il quale esordisce nel gennaio 2011 quando pubblica il primo disco autoprodotto Dancing with the freaks a cui segue poco dopo Go To M.A.R.S. con cui dà vita a uno show munito di una chitarra Dobro con tre corde, suonando simultaneamente cassa e rullante con i piedi, e poi il banjo, la tromba, megafoni e chitarrine giocattolo.
Nel tempo i suoi concerti, ricchi di sfumature e invenzioni originali, diventano un marchio di fabbrica: sul palco suona quasi esclusivamente strumenti artigianali realizzati appositamente per lui dal liutaio di fiducia, come ad esempio chitarre ricavate da un vecchio contenitore di sigari o da una scatola di whisky.
Perennemente in tour, G-Fast ha pubblicato il suo terzo album intitolato Smoking On A Ballad, composto da sei brani caratterizzati da un songwriting che lascia con il fiato sospeso e da uno stile personale basato in buona parte sulla profondità e sull’espressività della sua voce polverosa. Soffuso e insinuante, il suono acustico è al servizio di una vena introspettiva diretta discendente di grandi nomi come Nick Drake e Mark Lanegan: ascoltare When I Go Home, She’s Black o The Crow is back per averne una prova. Magari non raggiungerà il loro livello di popolarità, ma di certo è apprezzabile il suo tentativo di creare una sintesi perfetta tra l’impresa solitaria e la forza di un’intera rock band.
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