Ci sono anche Neelie Kroes, ex commissaria Ue alla Concorrenza e all’Agenda digitale, lo sceicco del Qatar Al Thani, il figlio dell’ex dittatore cileno Pinochet e l’ex ministro colombiano dell’energia Carlos Caballero Argaez tra i personaggi pubblici con conti correnti offshore e società anonime nel paradiso fiscale delle Bahamas. I nomi emergono da una nuova inchiesta giornalistica dell’International Consortium of Investigative Journalists (Icij), il gruppo – per l’Italia ne fa parte L’Espresso – che la scorsa primavera ha reso pubblica la lunga lista di politici, imprenditori, finanzieri e sportivi clienti dello studio legale panamense Mossack Fonseca. Dopo quelli che sono stati battezzati Panama Leaks, ora dunque è la volta dei Bahamas Leaks: una nuova fuga di notizie che, anticipa il sito del settimanale del gruppo Espresso, coinvolge “i potenti di tutto il mondo”: tra i tanti, anche i familiari di un ex premier della Nigeria e l’uomo d’affari giordano Amin Badr El-Din.

A far discutere, però, è soprattutto il nome della Kroes, che da capo dell’antitrust europeo (ruolo che ha ricoperto fino al 2010) ha più volte condannato i tentativi delle multinazionali del vecchio continente di “sottrarsi alle nostre regole fiscali“. Ora si scopre che la Kroes – nel frattempo divenuta consulente di Uber e Bank of America – è stata amministratrice, dal luglio 2000 all’ottobre 2009, di una società off-shore tuttora attiva, la Mint Holdings Ltd, che la stessa politica olandese contribuì a fondare 16 anni fa, insieme ad investitori degli Emirati Arabi. Una condotta, quella della Kroes, che risulta tanto più grave in quanto non ne avrebbe informato la Commissione europea nel momento in cui veniva nominata commissaria alla Concorrenza, nel 2004.

E la reazione è arrivata dal presidente stesso della Commissione. Jean-Claude Junckerin passato anche lui coinvolto in un’indagine giornalistica su condotte fiscali illecite – ha inviato una lettera alla Kroes. Lo ha rivelato il portavoce capo della Commissione, Margaritis Schinas, precisando che Bruxelles non era stata informata degli incarichi ricoperti dalla politica olandese nel board della Mint Holdings. “Abbiamo regole severe – ha aggiunto Schinas – ed è importante che queste regole siano rispettate da tutti coloro che hanno l’onore di servire la Commissione. Nello stesso tempo, la Commissione deve poter confidare nell’accuratezza e completezza delle dichiarazioni e delle informazioni fornite dai nostri commissari. Ci sono tuttavia alcune cose che anche le regole più severe, come le nostre, non possono sistemare: è il caso del nostro ex presidente (José Manuel Durao Barroso, ndr), che ha scelto di andare a lavorare per una certa banca (Goldman Sachs, ndr), ed è ora il caso di un ex commissario che apparentemente non ha rispettato le regole e non ha informato la Commissione”.

È la seconda volta, in meno di un mese, che Bruxelles entra in polemica diretta contro la Kroes. Il 2 settembre scorso la disputa era nata dalla decisione della Commissione d’imporre all’Irlanda di recuperare da Apple 13 miliardi di tasse non evase: la Kroes aveva definito la scelta “sostanzialmente ingiusta”. Anche allora, la replica di Bruxelles era arrivata per bocca del portavoce Schinas: “Comprendiamo che possa essere a volte complicato conciliare il ruolo di ex commissario con la tentazione di esprimere pubblicamente le visioni di coloro che, nella Silicon Valley o altrove, si oppongono alle decisioni della Commissione”.

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