A meno di clamorose sorprese, domani la Figc dovrebbe incoronare la Lazio Campione d’Italia ex equo col Genoa del discusso campionato della Grande Guerra 1914/15. In anteprima, ecco alcuni stralci del mio libro (in uscita a settembre) Roma Sparita Football Club. La storia sconosciuta del calcio capitolino, dove svelo trame e collegamenti tra i protagonisti dell’oscuro episodio, che riscrivono l’ambigua storia dell’unico torneo sospeso e mai concluso per ragioni di Stato.

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Il buco nero della storia del calcio italiano, cioè l’enigma sulla sospensione del campionato della Grande Guerra, ruota attorno alle partite dei Gironi Finali dei tre raggruppamenti nord-centro-sud, con la conseguente mancata doppia finale nazionale, considerata la proclamazione dello stato di guerra il 22 maggio 1915 e l’ingresso dell’Italia nel conflitto il giorno dopo, dichiarata guerra all’Austria-Ungheria dal telegrafo del Ministro degli Esteri Sidney Sonnino al suo omologo austro-ungarico barone Stefano Burian.

Sotto traccia, l’idea della Figc, in previsione di una durata transitoria del conflitto, era infatti quella di riprendere in un secondo momento le ostilità del rettangolo verde. Però, la guerra durò più di tre anni e la classifica del Girone Finale dell’Italia Settentrionale rimase a perenne memoria quella di Genoa 7 punti, Internazionale 5, Torino 5 e fanalino di coda Milan con 3 punti.

Chi era colui che, proprio sul finire della stagione, sospese il campionato di calcio? Quando le federazioni di altre discipline sportive, a eccezione del canottaggio, continuarono a far svolgere regolarmente le loro attività? Si chiamava Carlo Montù […] In realtà il provvedimento di sospensione firmato Montù (aperto interventista) e votato dal Comitato Direttivo della Figc (Piccoli, Biondetti, Levi e Scamoni), venne criticato dai club congelati nel Girone Finale dell’Italia Settentrionale.

Sotto l’occhio del ciclone finirono proprio le sfide incrociate Internazionale-Milan e Genoa-Torino, decisive per l’individuazione della finalista nazionale che, calendario alla mano, avrebbe sfidato la vincente dell’Italia Centro-Meridionale, considerato che al momento dello stop la primatista ligure era distaccata di sole due lunghezze (una vittoria valeva 2 punti) sia dalla compagine milanese che dai piemontesi. Perché, in sostanza, nel 1919 o nel 1921 il Campionato vacante di Prima Categoria 1914/15 venne arbitrariamente assegnato dalla Figc proprio al Genoa?

Anzitutto è ragionevole dedurne per meriti sportivi, ma non basta! Perché guardando attentamente nell’organigramma dei quadri societari, nell’ottica di una proclamazione postuma riconducibile al 1919, infatti ci si accorge come il Presidente del club beneficiario del titolo vacante non fosse altro che il facoltoso imprenditore George Davidson. Ebbene, Davidson, investito della carica di vertice del grifone, proprio nel 1915 era stato nominato presidente della Federazione Ciclistica Italiana nello stesso momento in cui Carlo Montù era diventato Vice Presidente del Coni.

Ecco allora profilarsi quello che oggi chiameremo conflitto d’interessi: che forse gli stretti rapporti tra Davidson e Montù abbiano avuto un peso determinante? Spostando l’ago della bilancia in favore del Genoa nel momento in cui (nel 1919) la Figc deliberò arbitrariamente sul titolo vacante? Rimanendo in ambito di conflitto d’interessi, spostandoci stavolta sulla tesi (più accreditata dalla storiografia genoana) dell’attribuzione del settimo titolo solo alla fine del 1921, una menzione particolare merita l’ascesa politico-sportiva e il personaggio di Edoardo (Dadin) Giacomo Giuseppe Carlo Pasteur (nel 1898 tra i padri costituenti della Federazione Italiana Football e sin dalla nascita membro del Direttorio Figc, fu anche socio, direttore, segretario e per molti anni presidente dei rossoblù di Ponte Carrega.

Già Vice Presidente Figc in coppia con Francesco Mauro dalla prima assemblea generale post guerra del 1919, nel dicembre 1921 Paster – in quello che viene tramandato come il grande scisma del calcio peninsulare – fu acclamato Presidente della scissionista Confederazione Calcistica Italiana in mezzo all’arbitrato tra serrate trattative, stando proprio alla ricostruzione sposata dagli storici della Fondazione Genoa 1893 proprio alla fine del 1921, la Figc passata a Luigi Bozino avrebbe ufficialmente deliberato il conferimento postumo al Genoa del titolo di Prima Categoria 1914/15, come sappiamo festeggiato nel Restaurant Francia con premiazione nella consegna di medaglie la sera dell’11 dicembre 1921. La cosa, per quanto sia stata fatta passare sotto traccia, praticamente avvenne a ridosso dell’accordo del 7 dicembre 1921 a Brusnengo, raggiunta la riconciliazione tra le fazioni di Bozino (Figc) e Pasteur (Cci).

Domanda: si tratta di una casuale coincidenza? Oppure c’è da pensare a una “fatale distrazione” alla rovescia, se non proprio di un sotterraneo e tacito do ut des escogitato dall’astuto retore Luigi Bozino (Presidente Figc) – col placet del Presidente del Coni (ma pure ex Figc) Carlo Montù – che, per addolcire l’ala ribelle offrì all’altrettanto astuto Edoardo Pasteur (Presidente Ccci, ma pure socio del Genoa, nonché abile difesa rossoblù nelle cause Sarti-Santamaria e prima ancora Swift) quel campionato così ambito dall’imprenditore creativo George Davidson (Presidente del Genoa, ma pure della Federazione Ciclistica aderente al Coni)?

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