Sette avvisi di conclusione delle indagini per “invasione di edifici” e, in tre casi, favoreggiamento della permanenza di stranieri presenti illegalmente in Italia “al fine di trarne ingiusto profitto“. La Procura di Udine, come scritto dal sito dell’Espresso, li ha recapitati a sette tra dirigenti e volontari di Ospiti in Arrivo, associazione udinese che si occupa dal 2014 della prima accoglienza dei richiedenti asilo cercando di coprire il periodo di limbo che si crea tra l’arrivo in Italia e l’esame della richiesta da parte della Commissione territoriale rifugiati, in questo caso quella di Gorizia. A poche ore dalla notizia, ha superato le 3mila firme l’appello “Arrestateci tutti” lanciato su Change.org per protestare contro quella che viene definita “operazione di criminalizzazione del volontariato e della società civile”.

L’indagine, racchiusa in un dossier di 2.800 pagine, riguarda più in generale la gestione dei profughi che arrivano in Friuli Venezia Giulia soprattutto attraverso la rotta balcanica ed è partita nel 2013, quando l’associazione non era ancora nata. I fatti contestati risalgono alla fine del 2014 e all’inizio del 2015, quando gli arrivi di richiedenti asilo a Udine hanno raggiunto numeri importanti. E’ allora che un gruppo di studenti e giovani lavoratori ha deciso di costituirsi associazione per collaborare con le istituzioni nel percorso di accoglienza.

Il primo episodio messo sotto la lente d’ingrandimento dalla Procura di Udine risale alla notte del 29 dicembre 2014, quando non sapendo dove una trentina di richiedenti asilo avrebbe potuto trovare riparo per la notte i volontari li hanno accompagnati alla sede della Caritas, cercando ma non trovando il favore dell’organismo pastorale per organizzare un alloggio temporaneo. Un copione che nei mesi successivi si è ripetuto diverse volte e con diverse istituzioni, vuoi per mancanza di spazio, vuoi per mancanza di organizzazione, costringendo così i richiedenti asilo a ricavarsi ripari di fortuna in edifici dismessi della città.

È in questo contesto che viene mossa l’accusa di invasione di edifici (un’ex acciaieria, uno stabile demaniale abbandonato, la sede dismessa di un’azienda, una vecchia concessionaria e un’ex caserma) ai volontari che nei mesi invernali a cavallo del 2014 e 2015 hanno tentato di aprire un dialogo con le istituzioni per coprire le falle dovute alle lungaggini burocratiche della questura. Se per avere la carta che conferma la domanda di asilo ci vuole quasi un mese e durante l’attesa i richiedenti non hanno diritto ad alcuna forma di assistenza, va da sé che si crea un limbo durante il quale le persone rimangono prive di uno status. Ma anche di diritti, di cibo, di un luogo dove sia lecito vivere senza essere continuamente sfrattati.

L’accusa ai volontari si basa su alcune intercettazioni telefoniche, durante le quali i giovani cercano di organizzare le notti dei richiedenti protezione come meglio possono. Dalle intercettazioni gli inquirenti prendono anche le informazioni per l’ulteriore e più grave accusa di favoreggiamento della permanenza di stranieri presenti illegalmente in Italia al fine di trarne “ingiusto profitto”, in particolare il 5 per mille. Tra gli indagati c’è anche un volontario afghano, interprete presso la Commissione territoriale rifugiati di Gorizia, che proprio per il fatto di conoscere la lingua si è prestato in più occasioni a fornire agli stranieri informazioni utili per sopravvivere a Udine nell’attesa di avere l’appuntamento in questura.

Ora l’avvocato Aldo Scalettaris ha tempo ancora qualche giorno per depositare la difesa al pm Claudia Danelon. Intanto il movimento di solidarietà nato sulla scia che dell’appello lanciato su Change.org per controbattere alle accuse ha incassato le adesioni, tra gli altri, di Loris De Filippi, presidente di Medici senza frontiere Italia, dell’avvocato Alessandra Ballerini, difensore anche di Erri De Luca, nel processo sulla presunta istigazione al sabotaggio del Tav che l’ha visto assolto, l’ex ministro Paolo Ferrero e il segretario di Possibile Pippo Civati.

di Anna Dazzan

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