“L’Italia deve scegliere tra l’euro e la sua sopravvivenza economica“. Non usa mezzi termini Ambrose Evans-Pritchard, editorialista anti-europeista del quotidiano inglese Telegraph, che già nel 2014 aveva suggerito al premier Matteo Renzi di “liberarsi dalla trappola dell’unione monetaria”: il giornalista sostiene che per uscire dalla crisi bancaria ed evitare una “catastrofica deindustrializzazione“, Roma dovrà lasciare i vincoli europei e la moneta unica. Ma le sferzate della stampa britannica al nostro Paese arrivano anche dall’Economist, che sottolinea la debolezza dell’Italia in Europa ed esclude che la nostra economia possa ripartire in tempi brevi.

“Il tempo economico dell’Italia è scaduto“. Evans-Pritchard parte da questa drastica constatazione, spiegando che “il Paese è ancora bloccato tra debito pubblico e deflazione e sta ancora lottando contro una crisi delle banche che non può combattere con i limiti paralizzanti dell’unione monetaria”. Il giornalista descrive un crescente clima di sfiducia nei confronti dell’euro, ricordando che “gli ultimi sondaggi Ipsos mostrano che il 48% degli italiani voterebbe per lasciare l’Unione europea e l’euro”. E sottolinea come il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord spingano in questa direzione.

Il giornalista, poi, ripercorre le piaghe storiche dell’economia nostrana: il debito pubblico, la disoccupazione, il Mezzogiorno. Per ricordare infine l’ultima batosta per il sistema Italia, la crisi delle banche. “Il titolo di Unicredit, la più grande banca italiana – scrive Evans-Pritchard – ha perso metà del suo valore negli ultimi sei mesi, emblema di un settore intoccabile con 360 miliardi di euro di crediti deteriorati“. E poi ricorda l’intervento del fondo Atlante, definito “pieno di pericoli“.

Infine, la conclusione: “C’è il rischio reale che Matteo Renzi arriverà alla conclusione che l’unico modo di mantenere il potere è andare alle prossime elezioni con una piattaforma apertamente anti-euro“. Il giornalista riassume così il dilemma del presidente del Consiglio: “Renzi potrebbe trovarsi di fronte a una scelta terribile. O dice all’Europa di andare all’inferno, o aspetta impotente che il sistema bancario italiano imploda e il Paese precipiti nell’insolvenza. L’Italia non è la Grecia, non può accettare la sottomissione. Tra i poteri forti dell’industria italiana, qualcuno ormai sussurra che l’uscita dall’euro potrebbe non essere così terribile. Sarebbe l’unico modo per evitare una catastrofica deindustrializzazione del Paese prima che sia troppo tardi”.

E oltre all’intervento del Telegraph, anche l’Economist non risparmia severi giudizi sull’Italia. Il settimanale ricorda le “cupe notizie economiche” per il nostro Paese, dai crediti deteriorati delle banche al debito pubblico, fino alla crescita del Pil di “un ridicolo 0,8%” nel 2015. “Tutto questo lascia la posizione italiana in Europa più debole di quanto speri Palazzo Chigi – spiega l’Economist – Come un padrone orgoglioso, Renzi può chiedere rispetto per la posizione italiana. Ma dietro di lui, piuttosto che una famiglia potente, i partner dell’Eurozona vedono una grande montagna di debito, un’economia fluttuante e un elettorato sempre più recalcitrante“. Da qui, la conclusione: “Forse Renzi è arrivato al potere nel momento sbagliato: troppo presto perché un’Europa consumata da infinite lotte ascolti le sue ambiziose proposte, troppo tardi perché un’Italia segnata da un’eredità di debito e sfiducia possa ripartire velocemente”.

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