Prima è stata salvata dalle nuove norme sulle partecipate. Ora l’Anas va in dote alle Ferrovie dello Stato. Non prima di cambiare modello di finanziamento grazie all’introduzione di una nuova tassa sugli automobilisti: ipotesi che, paradossalmente, spunta proprio mentre il premier Matteo Renzi dà a intendere che c’è l’intenzione di eliminare il bollo auto sostituendolo con un aumento delle accise.

Il ministero dell’Economia pensa di risolvere così la questione della partecipata pubblica che si occupa della gestione di oltre 25mila chilometri di strade. Una società che rappresenta un fardello da due miliardi sui conti delle controllate statali e che per questo, nell’ottica del governo, starebbe meglio fuori dal perimetro pubblico. Di qui l’idea della fusione con le Ferrovie per creare un colosso integrato della mobilità italiana che successivamente potrebbe inglobare anche Atac, la disastrata municipalizzata dei trasporti del Comune di Roma. Poco importa che l’Anas sia ancora al centro di un’inchiesta della Procura di Roma per corruzione  e che le eventuali nozze porterebbero un’elevata concentrazione aumentando il peso della potente lobby ferroviaria nei trasporti.

Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il suo omologo alle Infrastrutture Graziano Delrio sono convinti che serva “una fase esplorativa in merito alla possibilità di integrazione tra le due società per la creazione di un gruppo infrastrutturale di respiro internazionale”. Lo spiegano in un comunicato ufficiale in cui si riferisce di un incontro in via XX Settembre cui, oltre ai due responsabili dei dicasteri, hanno partecipato anche i vertici delle società Ferrovie dello Stato e Anas, rispettivamente Renato Mazzoncini e Gianni Vittorio Armani. “Il gruppo di lavoro coinvolge i vertici delle due aziende e gli staff dei ministri”, puntualizza la nota. “Il compito del gruppo – si legge – è di analizzare le opportunità economiche associate all’ipotesi di integrazione. In questo contesto si studieranno anche strumenti e meccanismi per garantire l’autonomia finanziaria di Anas”.

L’idea del Tesoro è di conferire Anas alle Ferrovie dello Stato, che la affiancherebbero alla società della rete, Rfi, e a quella di ingegneria, Italferr. Tecnicamente l’operazione potrebbe essere effettuata attraverso un aumento di capitale di Fs al quale il Tesoro parteciperebbe con il conferimento dell’Anas in modo da creare un polo delle infrastrutture che potrebbe ritagliarsi un ruolo anche all’estero. Il problema è però che l’operazione rischia di appesantire le Ferrovie che il governo vuole quotare entro il 2017 per raccogliere denaro finalizzato all’abbattimento del debito.

L’operazione è infatti assai complessa, dal momento che Anas non ha approvato il bilancio per via di 9 miliardi di contenzioso che non sono coperti da accantonamenti. L’argomento non è da poco. Per questo il governo si è posto il problema di un nuovo modello di finanziamento di Anas e sta valutando la possibilità che l’azienda, da interamente finanziata dallo Stato, si trasformi in un’azienda privata che trae risorse da una tassa indiretta sulla benzina o sul bollo auto. La metamorfosi sul meccanismo di finanziamento dovrebbe, tra l’altro, precedere le nozze. Ed è un tassello essenziale per costruire un piano industriale che contenga le sinergie possibili con Fs. Ma, intanto, prima, c’è da risolvere la questione del bilancio 2015 che dovrà essere presentato entro fine maggio.

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