Il muro a protezione delle case, la velocità ridotta, il dispositivo anti-deragliamento? Inutili: a Viareggio non avrebbero evitato la strage ferroviaria del 29 giugno 2009, che causò la morte di 32 persone. Lo ha ribadito Ferruccio Resta, professore del Politecnico di Milano e perito di Ferrovie dello Stato, al processo sul disastro di 7 anni fa. Secondo Resta, anzi, se il treno va più veloce è meglio, perché si riduce l’intervallo di rischio, cioè il periodo in cui è in movimento. Resta ha fornito un parere tecnico per Ferrovie su quelle che, invece, secondo la Procura di Lucca, sono mancanze di sicurezza. Gli imputati sono 33: tra questi ci sono l’ex amministratore delegato di Ferrovie Mauro Moretti (ora alla guida di Finmeccanica), l’attuale ad Michele Mario Elia e i vertici di allora di Trenitalia, Fs Logistica e Divisione Cargo Fs.

Il docente del Politecnico contesta quanto detto finora dagli esperti incendiari dei pm di Lucca, secondo cui un muro tra i binari e le case avrebbe ridotto dell’80 per cento i danni, fermando la corsa del gas fuoriuscito dalla cisterna che ha poi incendiato i quartieri vicini alla stazione. Nel 2001 gli abitanti di via Ponchielli, strada distrutta dai roghi provocati dal gas, avevano pure scritto una lettera a Ferrovie chiedendo che fosse costruito quella protezione. Tra le 76 firme, anche quelle di tre persone che sarebbero morte: Andrea Falorni, la moglie Maria Luisa Carmazzi Mario Pucci.

Dopo la strage il muro è stato finalmente eretto. Non solo: Ferrovie ha deciso che a Viareggio le merci pericolose devono transitare a velocità ridotta, entro i 50 chilometri orari. “Se è vero quel che dice il professor Resta, allora, dal 2009 a Viareggio, Ferrovie ha peggiorato le condizioni di sicurezza: ha messo un muro e ridotto la velocità” chiosa sarcastico Marco Piagentini, che nella strage ha perso la moglie e due bambini di 2 e 4 anni, rimanendo lui stesso ustionato sul 98 per cento del corpo. “La cosa importante – aggiunge a ilfattoquotidiano.it Gabriele Dalle Luche, avvocato di parte civile – è che Resta ha ammesso che l’Era (European Railway Agency, ndr) ha raccomandato, anche se non imposto, il sistema antisvio, quel dispositivo che arresta il convoglio se una ruota perde il contatto col binario. Vorrei ricordargli che l’Era ha pure raccomandato la riduzione della velocità per migliorare la sicurezza”.

Il dispositivo antisvio non è obbligatorio in Italia, così come in molti Paesi europei. Ma è altamente raccomandato, come aveva spiegato a ilfattoquotidiano.it Alberto Chiovelli, allora direttore dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria, un organo che deve vigilare sulla circolazione ferroviaria e che dovrebbe essere indipendente, dalle aziende ferroviarie in primis.

Eppure, dopo la strage di Viareggio, nel processo per la quale è imputato, Giulio Margarita è passato dal gruppo Ferrovie all’Agenzia per la sicurezza, diventandone responsabile del settore Norme di esercizio. Lo stesso esperto del Politecnico che ha parlato oggi in aula, Resta, fa parte del nucleo di valutazione dell’Ansf, mentre presta il suo lavoro di perito a Ferrovie ed è responsabile di contratti di ricerca tra il Politecnico e Trenitalia, altra azienda imputata nel processo.

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