Potrebbe aprirsi una nuova strada per i trapianti, offrire un’alternativa alla sperimentazione animale e anche risolvere il problema della calvizie. Queste le prime ipotizzabili conseguenze della creazione di pelle artificiale in laboratorio a partire da cellule staminali di topo ringiovanite (Ips). Una volta trapiantata su un animale (un topo con le difese immunitarie soppresse), la pelle in 3D – dotata di diversi strati, follicoli piliferi e ghiandole – si è integrata bene e ha prodotto dei peli.
La ricerca, descritta su Science Advances dal team di Takashi Tsuji del Riken Centre for Developmental Biology di Kobe, in collaborazione con colleghi di Tokyo, Sagamihara e Sendai, è giudicata dagli scienziati molto promettente.
Secondo gli stessi studiosi occorreranno dai 5 ai 10 anni per portare la ricerca dall’animale all’uomo. Il team spera che questo sistema porti finalmente a una pelle perfettamente funzionante, che possa essere coltivata in laboratorio a partire dalle cellule degli stessi pazienti vittime di ustioni o altri traumi, da trapiantare poi con lembi bioingegnerizzati su misura e a prova di rigetto.
Non solo, questo tipo di pelle – dotata di tutte le caratteristiche di quella normale – potrebbe aiutare anche contro la calvizie, oltre a costituire campioni realistici per testare prodotti cosmetici o farmaci al posto degli animali. Per Tsuji il sogno di coltivare organi personalizzati sta iniziando a materializzarsi. “Fino ad ora lo sviluppo della pelle artificiale era insidiato dal fatto che” gli esemplari riprodotti “erano privi di elementi importanti, come i follicoli piliferi e le ghiandole, che permettono alla pelle di svolgere il suo importante ruolo. Con questa nuova tecnica abbiamo coltivato con successo una pelle che replica le funzioni di un tessuto normale. Siamo più vicini – conclude – al sogno di ricreare organi in laboratorio per il trapianto”.
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