Girando per le grandi città e soprattutto in quelle che si apprestano alle elezioni amministrative, in tutto 118, potete vedere la nuova campagna cartellonistica del Pd. Vediamo quale messaggio Renzi vuole dare e perché, attraverso un’analisi dal punto di vista comunicativo di questa campagna. Mentre per un fact checking di quanto scritto nei cartelloni e per sapere come è stata pagata, potete leggere il numero del Fatto di oggi in edicola.

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Quella appena lanciata, è una campagna di governo composta da 27 manifesti che – come spiega l’agenzia di comunicazione Proforma, autrice della creatività – “racconta le decisioni più significative prese sino a questo momento dal Governo”. Si parla dunque degli 80 euro, della riforma della scuola, dell’Italicum, del bonus di 500 euro ai diciottenni e degli altri risultati del governo.
La grafica usata è quella che Proforma ha ideato per la vincente campagna di Renzi alle primarie del 2013, per le Europee e per le slide. Stessi font, stessi colori. Una visual identity alla quale sono associate campagne vincenti, quindi positive.

I colori, nella comunicazione politica sono associati agli schieramenti politici: il rosso a sinistra, il blu a destra e, quando sono chiari, a centrosinistra e centrodestra. Da buon partito della Nazione, Renzi li usa tutti. Essendo al governo, parla a tutta la nazione. Per ricordare gli ottanta euro dati alle forze dell’ordine (un elettorato di destra) usa il blu, il colore della destra. Mentre per parlare della riqualificazione delle periferie, dalle quali Sinistra italiana e i comunisti di Rizzo stanno cercando di ripartite, usa un rosso più acceso.

Il claim è “era un impegno, ora è realtà”. Sintetizzato dal classico hashtag renziano #lavoltabuona. La genesi del concetto la spiega la stessa agenzia: “Tutte le misure sono accomunate da un elemento, che poi coincide con il concept della campagna: sono leggi approvate dopo anni di discussioni, di promesse elettorali non realizzate, di percorsi parlamentari interrotti bruscamente. Per questo motivo, abbiamo scelto un claim che mostrasse chiaramente l’esistenza di un “prima” e di un “dopo”: ‘era un impegno, ora è realtà.’”

Questa del Pd è campagna di governo, fatta non di promesse, ma di risultati (secondo il governo tutti attribuili al proprio lavoro).

Perché la scelta di fare una campagna del genere, e perché proprio ora?

I motivi sono tre.

1. Il governo Renzi festeggia due anni, è al giro di boa ed è quindi il momento più opportuno per fare pubblicamente un bilancio;

2. Siamo in campagna elettorale per le amministrative. Ma se sono elezioni locali, non basta la campagna del candidato locale, con le proprie proposte o i propri risultati? No. Gli studi (Cise-Luiss, giugno 2014) ci dimostrano che le elezioni locali sono sempre più orientate da dinamiche nazionali. Il 32% degli elettori Pd (il 31% di quelli M5s e il 49% di quelli di Forza Italia) vota il candidato locale soprattutto per la sua appartenenza al partito preferito. La scelta di fare una campagna sui risultati del governo è dunque perfetta anche per le amministrative;

3. Il Pd con questa campagna sui risultati del proprio governo si contrappone al principale avversario, il M5s, verso il quale ha scatenato da settimane una campagna negativa (negative campaign) sulle sue capacità di governare. Come il Pd affibbia agli avversari l’hashtag #malgoverno5stelle, che come dimostrano i sondaggi è stato piuttosto efficace, a se stesso associa il messaggio opposto, quello di un buon governo Pd: era un impegno, ora è realtà.

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