E’ una vergogna che Guido Bertolaso, un imputato per omicidio colposo, sia il candidato sindaco di una città che ha subito il dramma di Mafia capitale e dove i cittadini pagano l’Irpef più alta d’Italia a causa della corruzione.

Già, perché Bertolaso è stato candidato direttamente da Berlusconi – come ormai tutti ben sanno – al Campidoglio e, insomma cosa ci potevamo aspettare? Dopo il coerente e garbato rifiuto di Rita Dalla Chiesa ed un periodo in cui il centrodestra ha palesemente brancolato nel buio è spuntato, a sorpresa, ma forse non troppo, il nome di Guido Bertolaso.
Per la guida della Capitale è stato scelto colui che nel 2012 è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura dell’Aquila per omicidio colposo. Indagine che gli è stata procurata per aver trascurato – in qualità di presidente della commissione “Grandi Rischi”– nel 2009 la possibilità concreta che si potessero verificare terremoti nelle zone in cui solo cinque giorni dopo (era, per la precisione il 31 marzo 2009)  è avvenuto il fatale sisma di cui abbiamo tutti tristemente memoria.

Per non parlare poi dello scandalo delle massaggiatrici al Salaria Sport Village e quello del G8 de La Maddalena – poi trasferito in fretta e furia proprio a L’Aquila – per cui le inchieste sono ancora aperte.

Sì, io sono garantista, tuttavia sono fortemente convinto che Roma abbia oggi più che mai bisogno di “aria nuova”, di un’aria politica in cui siano prima di tutto evidenti la passione e l’impegno per una città devastata da piaghe come la corruzione, la cementificazione selvaggia, i vari affittopoli e Mafia Capitale. Ecco, Bertolaso al Campidoglio porterebbe con sé prima tutto il suo fardello di carichi penali pendenti che di certo non fanno bene ad una Roma che deve entrare in “convalescenza” e curare le ferite infette che ha.

Trecentonove (le vittime del sisma de L’Aquila) sono le persone di cui Bertolaso deve rispondere ancora oggi, per capire che responsabilità abbia avuto in merito: per questo trovo vergognoso che lo si candidi a Primo Cittadino. E Bertolaso stesso non ha avuto il coraggio né l’onestà intellettuale né il buon senso per tirarsi indietro da questa che, per lui, potrebbe essere solo una nuova gogna mediatica.

A Roma bisogna eliminare la corruzione per ricostruire il welfare, e con gli occhi puntati agli scheletri nell’armadio di Bertolaso avrebbero gioco facile i nomi noti del clientelismo e della corruzione.

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