Ilfatto.it ha allora calcolato quanto pesano, sulle uscite totali, le spese per la struttura e quelle per le campagne di fund raising. Più bassa è la percentuale, maggiore è la fetta che va a progetti e attività istituzionali. Da questo punto di vista la più virtuosa risulta essere Emergency, che si ferma al 16%: l’organizzazione fondata da Gino Strada ha sostenuto spese vive per 4,7 milioni – tra stipendi, servizi, materie prime e organizzazione delle raccolte fondi – e ne ha destinati 26 alle missioni operative. Questo a fronte di ricavi che nel 2014, anno del ventennale dalla fondazione, sono saliti a 38,9 milioni di euro, la cifra più alta di sempre.

Per Ail e Unicef le percentuali più alte – Per Ail e Unicef, invece, la percentuale è del 35,5%. La prima ha dedicato alla ricerca, le cure domiciliari e ospedaliere e le case alloggio per i pazienti e le famiglie 24,7 milioni mentre ne ha spesi 5,5 per la struttura e 8,2 per promozione e fund raising. “Le 81 sezioni provinciali operano a supporto dei reparti di Ematologia, la maggior parte addirittura ha la sede all’interno degli stessi, pertanto affrontano costi notevoli a favore delle strutture ospedaliere di riferimento”, sottolinea l’associazione. L’Unicef invece ha sostenuto 3,8 milioni di uscite per gli oneri generali e 13,8 per il fund raising. Del resto l’attività del comitato italiano consiste soprattutto nella comunicazione e nella raccolta di fondi che vengono poi girati alla “casa madre” per i suoi programmi in favore dei diritti dell’infanzia: nel 2014 sono stati trasferiti all’Unicef internazionale 30,5 milioni.

Le altre cinque associazioni si attestano su valori intermedi. Per Airc e Save the children il funzionamento della “macchina” pesa circa il 22 e circa il 23% delle uscite totali: rispettivamente 28,1 milioni su 129 per Airc (i dati sono quelli del bilancio sociale congiunto con la fondazione Firc) e 14,9 su 65,7 per l’organizzazione che aiuta famiglie e bambini colpiti da disastri naturali, conflitti e guerre. In questo caso pesano i costi del fund raising, pari a 13,1 milioni. Poco sotto Medici Senza Frontiere, che ha messo a bilancio spese generali di gestione per 2,05 milioni e per la raccolta fondi ne ha impiegati 8: in tutto poco meno del 21% delle uscite totali. Ai progetti e al reclutamento degli operatori umanitari sono andati 38,2 milioni.

Sui costi di Telethon pesano ricerca e gestione della proprietà intellettuale – Nel caso di ActionAid la quota di spese generali e fund raising sul totale è ammontata poi al 28% delle uscite complessive: 13,4 milioni contro i 35 andati ai progetti di lotta alla povertà nel Sud del mondo e in Europa. Infine Telethon, stando al bilancio chiuso il 30 giugno 2015, ha speso la promozione (12,1 milioni) e la struttura (2,7) il 24,4% dei costi totali. Ma l’ente che finanzia 256 laboratori oltre al suo Istituto di genetica e medicina e all’Istituto per la terapia genica in joint venture con il San Raffaele, “ha costi strutturali significativi legati per esempio al processo di revisione dei progetti di ricerca e alla gestione della proprietà intellettuale o degli aspetti regolatori che riguardano la terapia genica”, spiega il direttore generale Francesca Pasinelli.

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