Sean Penn va processato non per aver intervistato el Chapo Guzman (anche Bin Laden venne intervistato) ma avergli fatto l’intervista più sdraiata della storia – con domande marzulliane tipo «Se potessi cambiare il mondo, lo faresti?», «Che rapporto hai con tua mamma?», «Di notte sogni?» – presentandolo con un ingenuo bifolco che accendeva la motosega solo perché non aveva altri mezzi per sopravvivere. Un insulto alla verità e ad alcune dozzine di giornalisti che in Messico sono stati torturati e uccisi perché cercano di raccontarla. Penso ai due blogger giovanissimi, un ragazzo e una ragazza, impiccati a un ponte qualche tempo fa.

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