Arturo Scotto non nasconde la sua sorpresa: “Incredibile, forse c’è un ripensamento da parte del governo”. Lo stop alla privatizzazione di Ferrovie dello Stato Italiane (Fsi), a Montecitorio, nessuno se lo aspettava. A cominciare dal presidente dei deputati di Sinistra Italiana (Si), che hanno incassato il via libera alla mozione che impegna l’esecutivo ad astenersi “nell’immediato dal procedere alla messa sul mercato di quote pubbliche” di Fsi. Almeno fino a quando “non avrà illustrato alle Camere in modo puntuale tutti gli aspetti e i risvolti economici, industriali, occupazionali e sociali” dell’annunciato piano di privatizzazione. Che, come spiegato solo qualche giorno fa dal ministro Graziano Delrio, prevede la quotazione in Borsa del 40% della società, lasciando in mano pubblica l’infrastruttura di rete, ossia i binari.

MOZIONI IN CONFLITTO – Il condizionale, però, secondo Scotto è d’obbligo. Perché insieme alla mozione del suo gruppo, approvata dall’Aula di Montecitorio con il parere favorevole dell’esecutivo, rappresentato dal sottosegretario alle Infrastrutture Umberto del Basso de Caro, è passata, ma con meno voti, anche quella del Nuovo centrodestra. Che impegna il governo a “proseguire la procedura di privatizzazione già avviata garantendo che la proprietà della rete resti pubblica ed al contempo assicurando gli obblighi del servizio pubblico e la maggioranza piena dell’azionariato dello Stato”. Evidenti “contraddizioni in seno alla maggioranza”, le definisce il capogruppo di Si. Che per i deputati di opposizione non spostano, però, di una virgola la portata del voto di oggi pomeriggio. “Il significato politico è chiaro: c’è stato un rallentamento del governo rispetto al processo di privatizzazione di una società sana come Fsi che non si può fare dalla sera alla mattina, ma richiede un’analisi approfondita e un piano industriale serio e credibile che va messo a punto con estrema cura – spiega il primo firmatario della mozione, Franco Bordo –. Il principio affermato, grazie alla nostra mozione, è che qualunque iniziativa di privatizzazione deve avvenire attraverso il coinvolgimento del Parlamento, cosa che inizieremo a fare sin da subito chiedendo, dopo l’audizione già fissata del ministro dell’Economia Piercarlo Padoan, anche quelle di Delrio e dei nuovi vertici dell’azienda, peraltro appena rinnovati”.

NESSUN CONTRASTO – La fase due delle iniziative di Sinistra italiana sulla questione Fsi, passerà ora dalla Legge di Stabilità. “Occorre iniziare ad investire – assicura Scotto –. Abbiamo presentato degli emendamenti per finanziare, tra l’altro, un Fondo da 1,7 miliardi per i pendolari e per la reintroduzione del meccanismo, già adottato nel 2006 dal governo Prodi, che prevede sgravi contributivi fino a 250 euro l’anno sugli abbonamenti a favore degli stessi pendolari”. Soddisfatta per l’esito della votazione anche Dorina Bianchi, prima firmataria della mozione del Nuovo centrodestra. “In realtà tra il nostro testo e quello di Si non c’è conflitto – spiega la deputata del partito di Angelino Alfano –. Loro chiedono che, prima di procedere alla privatizzazione, il governo renda noto al Parlamento il piano industriale, noi, partendo dall’assunto che Fsi è una società che ha già in essere una ristrutturazione aziendale, chiediamo che la privatizzazione sia avviata perché la concorrenza può aiutare a migliorare i servizi”. Non solo. “Al contempo sosteniamo chiaramente che la rete debba restare pubblica e che la privatizzazione non pregiudichi il controllo pubblico dell’azienda – prosegue la Bianchi –. Inoltre va garantita la trasparenza dell’intero processo: ogni decisione deve essere comunicata al Parlamento”.

SCONTRO APPARENTE – Chi avrà ragione? A sentire il deputato Diego De Lorenzis, primo firmatario della mozione del Movimento 5 Stelle bocciata dall’Aula, tra i due testi, quelli di Si e Ncd, il conflitto è solo apparente. “Il governo si è impegnato a sospendere la privatizzazione che comunque si farà: riprenderà, infatti, il suo percorso previa comunicazione al Parlamento del piano dell’esecutivo – spiega –. Anche noi chiedevamo la sospensione ma in modo incondizionato, mentre le condizioni di Sinistra Italiana non implicano il blocco, semmai solo il rinvio della privatizzazione”. Un aspetto positivo, però, il voto di oggi lo ha comunque garantito. “Ci sarà un momento di riflessione e sarà data pubblicità ad una vicenda che, diversamente, rischiava di proseguire alla totale insaputa dell’opinione pubblica – prosegue De Lorenzis –. Sempre ammesso che il governo tenga fede, nei fatti, alle rassicurazioni che verrà ad esporci in Parlamento”.

Twitter: @Antonio_Pitoni

 

 

 

 

 

 

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