Il gup di Bergamo Tino Palestra ha disposto il non luogo a procedere per 34 “camicie verdi” appartenenti alla Guardia nazionale padana della Lega Nord. Umberto Bossi, Francesco Speroni, Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Mario Borghezio sono tra i dirigenti del Carroccio coinvolti nell’inchiesta che ormai risale al 1996. Il pm aveva chiesto il rinvio a giudizio per “aver promosso, costituito, organizzato o diretto un’associazione di carattere militare“.
L’inchiesta risale a 19 anni fa e ora si attendono 30 giorni per conoscere le motivazioni della decisione del giudice. La Guardia nazionale padana era stata costituita formalmente a Pontida, in provincia di Bergamo, il 2 giugno 1996, nel corso di uno dei tradizionali raduni leghisti: pochi mesi dopo Bossi avrebbe dichiarato, a Venezia, l’indipendenza della Padania (naturalmente mai avvenuta). Tra i motivi dei ritardi di un processo avviato vent’anni fa la competenza del tribunale (tra Verona e Bergamo), ma anche l’attesa per i pareri delle Camere, della Corte costituzionale e dell’Europarlamento. Ogni volta i termini venivano sospesi.
I principali dirigenti del partito, tra cui Maroni, Speroni, Calderoli, Borghezio, Pagliarini, Formentini erano stati via via prosciolti dalle varie accuse perché il Senato e la Camera avevano decretato “l’insindacabilità delle condotte degli imputati parlamentari, ritenendo che l’associazione camicie verdi non fosse che un servizio d’ordine simile a quelli organizzati da altri partiti in occasione dei comizi o delle manifestazioni di piazza”. Poi a 18 anni dall’inizio delle indagini, la competenza era passata al tribunale di Bergamo: nel settembre del 2014, il tribunale di Verona aveva infatti accolto l’eccezione di incompetenza territoriale presentata dall’avvocato di uno degli accusati. Oggi, a quasi vent’anni dall’avvio dell’inchiesta, il tutto si è chiuso con un nulla di fatto.
Sostieni ilfattoquotidiano.it: mai come in questo momento abbiamo bisogno di te.
In queste settimane di pandemia noi giornalisti, se facciamo con coscienza il nostro lavoro,
svolgiamo un servizio pubblico. Anche per questo ogni giorno qui a ilfattoquotidiano.it siamo orgogliosi
di offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti: notizie, approfondimenti esclusivi,
interviste agli esperti, inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però ha un grande costo economico.
La pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre dei ricavi limitati.
Non in linea con il boom di accessi. Per questo chiedo a chi legge queste righe di sostenerci.
Di darci un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana,
fondamentale per il nostro lavoro.
Diventate utenti sostenitori cliccando qui.
Grazie
Peter Gomez
GRAZIE PER AVER GIÀ LETTO XX ARTICOLI QUESTO MESE.
Ora però siamo noi ad aver bisogno di te.
Perché il nostro lavoro ha un costo.
Noi siamo orgogliosi di poter offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti ogni giorno.
Ma la pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre ricavi limitati.
Non in linea con il boom accessi a ilfattoquotidiano.it.
Per questo ti chiedo di sostenerci, con un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana.
Una piccola somma ma fondamentale per il nostro lavoro. Dacci una mano!
Diventa utente sostenitore!
Con riconoscenza
Peter Gomez