Datemi una donna con labbra a canotto, tette pneumatiche, tacchi a spillo, cavigliera, tatuaggio su chiappa, e solleverò il mio coso. Questo tipo di donna è il mio punto d’appoggio libidico, e Archimede mi perdoni. Vorrei essere diverso, quanto lo vorrei! Vorrei eccitarmi per l’eleganza ed essere sedotto dal mistero, invece, invece no. La donna angelicata? No, grazie. La donna intelligente? Ritenti, sarà più fortunata. Ho una libido da boss colombiano. Vivo con un bunga bunga immaginario nelle mutande.
La coniglietta di Playboy è il mio ideale intoccabile ( mai toccata una dal vero, stropicciavo i poster ). Eppure leggo poesie, lo giuro! Sono un uomo sensibile. Chiedetelo a chi mi conosce, vi diranno: “Ricky è un uomo sensibile”. Sì, sensibile e solo.
Non piaccio alle donne che mi piacciono. Perché? La risposte che mi sono dato : perché non sono un boss colombiano, perché non sono Berlusconi, perché non so giocare a pallone. E non tirate in ballo Arthur Miller, purtroppo non sono nemmeno Miller. Poi la Monroe era un’altra cosa, certo, non riducibile a una semplice coniglietta, ma il modello desiderato è quello: mi piacciono
non molto alte e formose.
Già l’altezza è sinonimo di eleganza, e l’eleganza non fa effetto sulle mie erezioni. Mi vergogno di essere così. Mi vergogno profondamente. Fatemi conoscere miss “maglietta bagnata” e sono pronto a portarla sull’altare. Un altare sconsacrato, ovviamente. La volgarità mi eccita, è così viva, così piena di sangue. Mi irrora. La volgarità mi emoziona.
Una donna stupida ha il potere di scartavetrare ogni fastidiosa cellula neuronale, mi libera dai miei labirinti crudeli e implacabili. Questa è la verità, devo accettarla. Devo accettarmi. Però è un problema, da molti anni, troppi anni, ho solo esperienze sessuali intransitive. Devo spiegarvi il significato di esperienza sessuale intransitiva? Ok, sono come “L’innaffiatore innaffiato “,
uno dei primi film della storia del cinema, e chi ha orecchie per intendere…Quindi vivo la mia vita tra poeti e poetesse, donne dall’intelligenza straordinaria, frequento derelitti, uomini sfortunati, perdenti, senza un soldo, mi nutro di artisti dimenticati, io stesso sono l’emblema di tutto ciò che non produce denaro, moneta sonante, profitto. Senza poesia non so vivere, eppure.
Eppure darei l’anima per essere Umberto Smaila. L’anima di un altro, ovviamente.