“Sono stupito, ma la Regione non c’entra”. Il presidente della Lombardia Roberto Maroni ha reagito così alla notizia dell’arresto di Mario Mantovani, suo vice e assessore alla sanità in Lombardia nell’ambito dell’ennesima inchiesta per corruzione che coinvolge il Pirellone. Ma il problema ora riguarda la sua giunta: il centrosinistra ha infatti annunciato che presenterà una mozione di sfiducia contro il governatore. “Pronti a convergere”, hanno detto i colleghi M5S. Rispettando i tempi tecnici previsti in questi casi dal regolamento, il provvedimento potrebbe essere discusso e votato già nella seduta del Consiglio regionale del 20 ottobre. L’iniziativa era stata oggetto di un battibecco tra esponenti grillini e democratici poche ore prima durante il ‘blitz’ dei 5 Stelle muniti di simboliche arance al convegno sulla trasparenza in Regione a cui lo stesso Mantovani avrebbe dovuto partecipare.

A difendere invece Mantovani è arrivato il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi: “Sono molto stupito, è persone corretta”. Nelle intercettazioni agli atti, lo stesso assessore aveva contattato la segretaria personale dell’ex Cavaliere per candidare la sua struttura (poi coinvolta nell’inchiesta) a ospitarlo per i servizi sociali. Prende tempo anche il presidente del gruppo Fi in Regione Claudio Pedrazzini (“Non apprezzo la richiesta di custodia cautelare”): dalle carte emerge che il vicepresidente della Lombardia gli aveva proprio espresso il suo timore di essere arrestato.

Maroni ha invece cercato di ribadire che i fatti contestati al suo vice non riguardano la Regione: “Mi auguro che Mantovani”, ha detto in mattinata il governatore, “sarà in grado di dimostrare la sua correttezza. Da quanto si apprende, la gran parte delle contestazioni che gli vengono rivolte sono estranee al suo incarico in Regione. Per quanto riguarda gli episodi che coinvolgono singole aziende sanitarie ho già richiesto al segretario generale e al direttore generale della Salute di effettuare i necessari approfondimenti”. In realtà da quanto emerge dalle carte, uno dei capi di imputazione riguarda Mantovani in qualità di “vicepresidente della Regione Lombardia e assessore alla Salute” in merito al tentativo di bloccare il trasferimento del dirigente Angelo Bianchi (anche lui arrestato).

In serata è intervenuto il segretario del Carroccio Matteo Salvini che, se da una parte ha detto spera “Mantovani dimostri la sua estraneità dai fatti che gli vengono contestati”, dall’altra ha difeso l’assessore al Bilancio Massimo Garavaglia indagato per turbativa d’asta nella stessa inchiesta. “Mi girano le scatole che da stamattina siti, tv e radio sputtanino una persone per bene come lui”, ha detto il leghista. “Pazzesco, un leghista onesto e concreto, è indagato (e sputtanato da stamattina) perché la sua colpa sarebbe di aver aiutato una associazione di volontariato del suo territorio, che trasporta malati e dializzati. Avrebbe quindi ‘truccato’ un appalto, poi vinto da altri. Se questo è un reato, mi auto-denuncio anche io: arrestatemi!”. Una mezza condanna è arrivata anche dal vicepresidente leghista del consiglio regionale: “Siamo pronti a una ferma condanna se i fatti dovessero essere quelli imputati al vicepresidente Mantovani – ha detto Fabrizio Cecchetti – “Ci saranno delle considerazioni politiche. Il consiglio regionale è la casa di tutti i cittadini lombardi. Deciderà la politica. Staremo a vedere nelle prossime ore e nei prossimi giorni”.

Va all’attacco, invece, il Movimento 5 Stelle. “Se la riforma di Renzi fosse già in vigore, questo signore, sicuramente membro del futuro Senato, si sarebbe salvato dalla galera”, ha scritto su Facebook il deputato M5s e vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio. Avvenuto per “ironia della sorte”, ha commentato ancora Di Maio, proprio “mentre al Senato si sta votando la nuova legge costituzionale che darà l’immunità parlamentare ai membri dei consigli regionali“. Una posizione condivisa dai parlamentari grillini lombardi Vito Crimi, Luigi Gaetti, Giovanna Mangili e Bruno Marton.

“Chissà perché la notizia degli arresti per tangenti nella sanità in Regione Lombardia non mi ha colto di sorpresa…”, ha ironizzato invece in una nota Umberto Ambrosoli, coordinatore del centrosinistra al consiglio regionale e sfidante di Maroni alle elezioni del 2013, dopo che la giunta Formigoni era stata costretta alle dimissioni per una lunga serie di scandali e arresti. “Ferma restando l’esigenza di conoscere quanto prima la sua difesa – ha spiegato Ambrosoli – quel che più impressiona nell’arresto del vicepresidente Mantovani che fino a qualche settimana fa ha ricoperto anche il ruolo di assessore alla Sanità, è che l’indagine con accusa di concussione e corruzione aggravata si riferisce a episodi tra il 6 giugno 2012 e il 30 giugno 2014: la prova provata che nessuna discontinuità c’è stata nel passaggio dalla vecchia amministrazione, crollata proprio per indagini giudiziarie, alla giunta attuale”.

Ha detto la sua anche Roberto Formigoni, l’ex presidente della Regione attualmente imputato in un processo che ha al centro proprio la sanità lombarda: “Certamente è una brutta notizia”, ha commentato il senatore Ncd a Sky Tg24, “dalle prime frasi uscite dalla Procura si tratterebbe di reati compiuti da Mantovani mentre era sottosegretario alle Infrastrutture. Certamente è una brutta notizia perché quando una Procura arresta, vuol dire che ritiene la materia grave”.

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