Piccolo pro-memoria a uso di governo e Parlamento in occasione dell’arresto per mafia di manager della cooperativa rossa Cpl di Modena.

Primo. Ricordarsi che nell’estate 2001 il nuovo ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi disse “mafia e camorra ci sono e con esse dovremo convivere” nell’ambito dell’offensiva propagandistica in favore della Legge Obiettivo, quella per fare in fretta le grandi opere, senza troppe regole a intralciare i cantieri. Quella che il governo Renzi non ha il coraggio di abrogare. Gli arresti di ieri sono un argomento per darsi una mossa.

Secondo. Già prima di Lunardi un magistrato palermitano aveva descritto la convivenza tra mafia e coop rosse: “Il coinvolgimento di imprese vicine ad aree tradizionalmente ostili a Cosa Nostra è frutto di una precisa strategia politica per garantire la sopravvivenza del sistema”. Era Pietro Grasso, adesso è presidente del Senato.

Terzo. Più di 20 anni fa, nel 1994, per la costruzione della centrale Enel di Gioia Tauro, i magistrati di Palmi ordinarono una retata di manager e imprenditori pubblici e privati con esponenti delle cosche calabresi. Nell’inchiesta fu coinvolto il Ccc, consorzio bolognese delle coop di costruzione.

Quarto. Il pentito di mafia Angelo Siino ha riferito di aver appreso da Salvo Lima, proconsole andreottiano in Sicilia, che era la cupola ad assegnare alle coop rosse la loro quota di appalti nell’isola. Siccome Lima è stato ucciso nel ’92, cinque giorni prima dell’inizio di Mani Pulite, e prima che le coop rosse diventassero argomento di scontro politico, è facile desumere che il sistema si fosse già consolidato negli anni ’80.

Quinto. Il tema del rapporto tra cooperative rosse e mercato, per limitarci a una definizione elegante, ha sempre squassato per anni il Pci siciliano e i partiti suoi successori. Ecco che cosa diceva in proposito nel 1994 Emanuele Macaluso, storico leader comunista siciliano costantemente schierato in quelle polemiche dalla parte degli innocentisti: “Cosa hanno fatto questi grandi consorzi di cooperative emiliane sbarcati in Sicilia? Hanno agito sul mercato. Hanno fatto scuole, ospedali, ponti… Quello che non escludo è che ci sia stata una battaglia politica delle sinistre perché la cooperazione non venisse discriminata”. Nota a margine: quando Macaluso pronuncia queste parole Roberto Casari, arrestato ieri per mafia, è già presidente della Cpl Concordia da 18 anni.

Quindi. Lunardi lo teorizzava, Grasso lo constatava, le coop (e tutte le altre imprese) lo facevano, tutti gli altri fingevano indignazione. È ancora così. Si sono succeduti governi di tutti i colori continuando a ignorare il problema. E a non rispondere all’unica domanda che conta: è possibile prendere un appalto, impiantare una fabbrica, aprire un supermercato nelle aree inquinate dalla criminalità organizzata senza accettare patti criminali?

Purtroppo da decenni lo Stato delega la risposta ai cacciatori di appalti. Che ovviamente hanno sempre scelto la strada del ‘realismo’, del ‘saper stare al mondo’. Hanno cominciato le grandi imprese private, le coop rosse si sono adeguate per sentirsi moderne e competitive. E infatti hanno battuto tutti, nella corsa alla galera.

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