spamLe tecnologie hanno condizionato i nostri comportamenti con la condivisione sociale di ogni momento della nostra vita. Uno smartphone passa parte del suo tempo non a telefonare ma a riprendere pietanze appena servite nel piatto, tramutandosi nel più efficace complice di quel contagio che ha determinato la diffusione del “food porn”, ovvero della pornografia gastronomica che spesso affligge chi ne è dipendente con ritmi compulsivi.

Il nostro stare connessi senza soluzione di continuità si riverbera anche a tavola. Ma si può immaginare un flusso rovescio? Eccome. A cominciare dalle questioni etimologiche e dalla terminologia che vengono da contesti non tecnici e si sono radicati nello slang dei cybernauti e della gente comune.

I neologismi prendono vita dai più diversi inneschi. Se Internet ha modificato il nostro modo di parlare, anche cose quotidiane ed eventi più particolari hanno imprevedibilmente etichettato i fenomeni della Rete.

Il caso più significativo è certo quello della parola spam che ogni giorno adoperiamo per individuare la corrispondenza indesiderata, quella che ingolfa le nostre caselle di posta elettronica con messaggi di più vario genere che hanno in comune obiettivi promozionali o veicolano micidiali infezioni virali.

Se tutti sono pronti a dire di sapere a cosa corrisponde la parola spam, pochi sono in grado di spiegare perché sia stato scelto proprio quel vocabolo per identificare le sgradevoli mail che costringono a ripetute operazioni di cancellazione e di successivo svuotamento della cartella ‘posta eliminata’.

Confortiamo subito i primi, senza dubbio numerosissimi, confermando che spam è il nome di una carne macinata finissima, pressata e inscatolata prodotta da una azienda americana, la Hormel Food Corporation, che nei difficili anni del secondo conflitto mondiale ha costituito un vero e proprio punto di riferimento nell’alimentazione in tempo di bombardamenti e distruzione.

A questo punto, così da premiare i secondi che già sanno tutto e in maniera da togliere la curiosità alla restante platea di lettori, passiamo al perché di questo bizzarro abbinamento.

Facciamo un salto al 15 dicembre 1970 e quasi per magia incarniamo uno spettatore della BBC. Sta andando in onda il dodicesimo episodio della seconda fortunatissima serie del Monty Python’s Flying Circus, programma di esilarante comicità britannica, e sullo schermo c’è uno sketch ambientato in un pub. Scendono dal cielo (nel rispetto del tradizionale deus ex machina) due attori, uno dei due in panni muliebri.

La cameriera (anche lei attore travestito) chiede cosa desiderino consumare, provvedendo ad elencare possibili alternative. Ogni combinazione include tra gli ingredienti una o più fette di ‘spam’. La ‘donna’ tra i due avventori dice di non gradire la carne ‘spam’, ma chi deve prendere l’ordine insiste nel suggerirne la presenza nelle più bizzarre mescolanze con uova, salsicce, pancetta. Proprio il ferreo rifiuto della carne indesiderata ha fatto scattare la scelta di quel termine per classificare in maniera universale i detestabili messaggi sgraditi e soprattutto non richiesti.

@Umberto_Rapetto

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